Ero un acerbo fan degli Iron Maiden quando venni a conoscenza della carriera solista di Bruce Dickinson. Dopo essermi procurato tutte le sue fatiche soliste, trovai, assolutamente per caso, questo cd. Dopo averlo, preso ed ascoltato la prima volta me ne sono innamorato fino a conoscerne tutti i minimi passaggi eleggendolo come uno dei miei album preferitissimi. Con questo preambolo vorrei spiegare la mia scelta di recensire questo, a mio parere, quasi-capolavoro.
Questo album, per quanto Bruce ne avesse già accennato l'uscita quando era in tour con gli Iron Maiden, è un album spiazzante: sia per il fatto che Roy Z, amico, chitarrista e produttore, abbia suonato tutte le parti di basso e chitarre presenti nel disco che per il suono, completamente diverso da quello a cui ci avevano abituato negli ultimi album con Bruce (ma anche senza) e ritorna a quelle sonorità dure e cupe che caratterizzavano gli ultimi due album (ma soprattitto l'ultimo, "The Chemical Wedding"). È proprio ciò che qualunque fan della Vergine di Ferro, soprattutto se intransigente ed affezionato maggiormente alla priam fase della loro carriera, possa desiderare maggiormente: un album senza le ambizioni progressive di Harris, con musiche immediate ma anche epiche, con testi duri e cupi, con tanta voglia di godere della propria musica. E il vecchio Bruce ne fa di divina in questo LP, senza sbagliare un colpo, sia in fase compositiva, mai superficiale, senza scrivere canzoni-riempitivo che così spesso troviamo negli album dei Maiden, che in fase esecutiva; egli sforna infatti una serie di prestazioni eccellenti, grintose e senza sbavature.
Ma passiamo alle canzoni, forse un po' pochine, solo nove più un intro, ma perfette. "Mars Within" è un inizio cupo e apocalittico che introduce "Abduction", grandissima canzone che stabilisce le coordinate d'assalto; tiratissima, veloce e di una potenza di cui ci eravamo quasi dimenticati, che ci lascia un attimo stupiti, poi poganti ed euforici che un maestro dell'heavy metal si sia dato da fare. La seguente "Soul Intruders" parte improvvisamente con un pezzo di batteria allucinante abbinato con un altro riff di rara efficacia. "Kill Devil Hill" è un pezzo più epico che si chiude con un magnifico arpeggio acustico che cala sfumando. Si prosegue con "Navigate The Seas of The Sun", completamente acustica, ma non per questo meno bella: una canzone dolce e malinconica, pervasa da una tristezza che affascina chiunque e stupisce per la sua poesia. Buona anche "River of No Return", che però è più simile a "Kill Devil Hill", su un tono duro ed epico. "Power of The Sun" è la canzone più breve ed immediata ed è quella che ci ricorda più gli Irons; introdotta dall'urlo di Bruce che sfocia in un riff potente, va via veloce e, anche se non apporta nulla di nuovo al suo stile, è una delle migliori del disco. Poi viene "Devil On A Hog", canzone dal ritornello orecchiabile, che ha un assolo perfetto di Roy Z. "Believil" è il pezzo più tenebroso, dalle sonorità abissali e cupissime, con un ritornello urlato che non è male, ma è la canzone che meno preferisco dell'album.
Si chiude con il capolavoro "Tyranny of Souls"; comincia lenta e soffusa, ma l'atmosfera è tesissima e si aspetta l'impennata che puntualmente arriva nel ritornello, uno dei momenti più belli dell'album, ma il vero colpo da maestro è l'introduzione di una seconda chitarra nel secondo ritornello, con un suono tagliente e geniale, che avvolge l'ascoltatore e lo convince assolutamente del talento di Roy Z, autore di una prova strepitosa che accompagna uno dei ritornelli più azzeccati della carriera di Bruce. L'unico difetto di questo disco è che finisce troppo presto. È un ottimo cd per coloro che vogliono conoscere la vera anima di Bruce Dickinson, che non si distingue negli Iron ed è anche un ottimo disco per tutti coloro che vogliono un heavy metal senza venature prog, d'autore e geniale.
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