"Electric to me turn this night, reflecting universal light, all I knew that should be true is reality in you... turn, turn to me electric"

Bruce Haack, stravagante personaggio misconosciuto ai più, è senza dubbio uno dei più importanti e visionari pionieri della musica elettronica, non a caso un documentario da poco a lui dedicato lo definisce "The King of Techno".

Bruce nasce nel 1931 in Canada, inizia  a prendere lezioni di piano e a comporre le prime melodie all'età di 12 anni, talento precoce...dopo si laurea in psicologia e negli anni '50 inizia la sua carriera  come compositore di produzioni teatrali e colonne sonore per bambini, con melodie originali eccentriche ed "aliene".

Tuttavia è negli anni '60 che, causa il crescente e diffuso interesse per synth, intuizioni-sperimentazioni musicali e suoni elettronicamente modificati, vede crescere a dismisura la sua fama, guadagnandosi anche un paio di ospitate sulla tv nazionale.

Bruce Haack, completamente estraneo ai meccanismi del nascente showbiz e soprattutto a qualsiasi forma di etichetta e imposizione esterna, era solito costruirsi personalmente strani sintetizzatori e altri strumenti bizzarri ed innovativi sempre alla ricerca di nuove sonorità (come il Dermatron, capace i generare suoni modulati avvicinando gli elettrodi alla pelle umana)

"Electric Lucifer", risale al 1970 (pur uscendo per la Columbia) è un disco estremamente anarchico, anticonformista, sovversivo ed innovativo...è Captain Beefheart, che incontra Syd Barrett e Red Krayola, che si sparano un acido con i Silver Apples e i Suicide; è l'incontro folgorante di Haack con la psichedelica e l'acid rock, incontro in cui è però sempre lui a stabilire le coordinate e a dettare i tempi.

Il disco, che esce in un periodo di pieno fervore psichedelico, è un vero e proprio concept album, improntato sull'eterna sfida tra il Bene e il Male, tra il paradiso e l'inferno, tra il Divino e il Lucifero elettrico.

Le bizzarre e surreali liriche vengono intonate dall'amico-produttore Chris Kachulis, mentre il buon vecchio Bruce si diverte a strapazzare Moogs e scatole sonorie varie.

I picchi più alti del disco secondo me sono: la strepitosa "Electric to me turn", 1.53 minuti di pura follia, con cui si apre il concept, poi in ordine sparso "Program me" e "Super Nova" difficile pensare che i Kraftwerk e i fratelli krauti tutti non vi abbiano dato un'ascoltata, ed infine "Incantation" e "National anthe to the moon", più vicine alle sperimentazioni e alla sonorità di gruppi come Pearls Before Swine, Spirit o The Incredible String Band, quindi più squisitamente acide.

In conclusione un personaggio che mi sento vivamente di raccomandare a quanti ancora non avessero avuto la fortuna di ascoltarlo...e a quanto pare non sono l'unico, vista la nutrita schiera di ammiratori, a partire da Beck e Mouse on Mars, fino ad arrivare a Luke Vibert, Peanut Butter Wolf e Mark Oliver Everett, degli Eels.

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