Caspita, mi son detto, manca una recensione di uno dei più begli album dell'ormai lontano 1986? Bisogna rendere giustizia a Bruce Hornsby, classe 1954, virginiano di nascita e californiano d'adozione, ottimo pianista e compositore assurto agli onori musicali proprio con "The Way It Is", niente po' po' di meno che il miglior album negli States di quell'anno e 3° nelle classifiche di vendita d'oltreoceano.

Bruce a trent'anni forma il gruppo "The Range" e firma un contratto con la RCA, che produce questo travagliato e fortunato album. Infatti la prima versione presenta una veste grafica assolutamente diversa da quella poi distribuita in tutto il mondo. Mentre la numerazione dei brani rimane invariata, differenze di mixaggio sono intervenute a causa della relativa insoddisfazione di Bruce per la loro musicalità. L'operazione di riedizione risultò positiva anche dal punto di vista di marketing e visti i risultati fu senz'altro azzeccata.

Ciò nonostante il prodotto riluce di luce propria grazie all'ottimo rif e al sapiente uso sincopato del pianoforte da parte di Bruce, che risalta particolarmente nella celebre title track, accompagnando la sua calda e suadente voce. Un brano avvincente che mantiene la sua freschezza a distanza di un trentennio proprio grazie alla trama pianistica d'indubbio valore. Altrettanto si può dire per l'armonico " The River Runs Low" interpretata da Bruce quasi da solista. Altri brani di rilievo sono "Every Little Kiss" e quello di chiusura, giusto per dare un'impressione senz'altro positiva nell'ascoltatore, cogliendo anche in ciò nel segno.

Il resto dei brani di "The Way It Is" è sostanzialmente omogeneo ed equilibrato, forse anche troppo, con una prevalenza di Bruce decisamente accentuata, tranne che "The Long Race" in cui ci s'accorge della presenza di David Mansfield, tanto da non rilevare nei Range particolari doti individuali che permetteranno ad Horsby, compositore di tutti i brani, di farne anche tranquillamente a meno in seguito.......

A distanza di trent'anni questo prodotto musicale tipicamente "west" risulta un po' invecchiato e ripetitivo proprio per l'eccessiva prevalenza dell'autore, questo limita il mio giudizio a quattro stelle scarsine che arrotondo per rispetto con ciò che fu. Il buon Bruce proseguì poi la sua discreta carriera con altre vette, fra cui giova ricordare "Harbour Lights", oltre naturalmente alla collaborazione con molti grandi dell'epoca.

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