Alla (ri)scoperta del AOR dimenticato...
I più anziani di voi che, al pari del sottoscritto, continuano a cazzeggiare su DeBaser invece di dedicarsi ad attività più serie, ricorderanno forse l'hit "The Way It Is" che imperversò per tutto il 1986 a firma dell'allora sconosciuto Bruce Hornsby. Un brano discreto, gradevole e ben suonato, che diede al nostro la popolarità ma che forse lo relegò in una posizione artistica squisitamente "pop" a lui scomoda. Già, perché il nostro è da sempre turnista richiestissimo, nonché pianista e tastierista nei concerti più riusciti dei Grateful Dead.
Il successo e la fama non arridono al talentuoso Hornsby, finito rapidamente nel dimenticatoio dopo la breve ed effimera stagione di "The Way It Is". Eppure, a scorrere la lista dei credits di questo disco del 1993 c'è da farsi girare la testa: Jimmy Haslip, il mitico bassista degli Yellow Jackets, Pat Metheny e Jerry Garcia alle chitarre, Phil Collins (che, è bene ricordarlo, ha illustri trascorsi jazz-rock e progressive), Brandford Marsalis al sax.
Metheny è artista decisamente poco propenso a questo genere di collaborazioni, e fa un certo effetto sentirlo improvvisare in un ambiente così distante da quelli che di solito frequenta. Bisogna però dire che Hornsby procura strutture armoniche non banali, sulle quali il chitarrista riesce ad esprimersi con una certa libertà ("China Doll"). Breve ma efficace il suo assolo di chitarra synth in "The Tide Will Rise".
In brani come "Harbour Lights" o "Fields Of Gray", il nostro non nasconde evidenti legami con il cantautorato americano più lieve e solare, ma il tutto viene energizzato da inserti pianistici che rivelano un'ottima padronanza della tastiera. Il suo pianoforte rimbalza allegramente sull'impianto ritmico messo in piedi dalla premiata ditta Haslip-Collins, donando uno swing bruciante a più di un pezzo ("Talk Of The Town").
La qualità media della scrittura è pericolosamente alta, come si può riscontrare in "Rainbow's Cadillac" in cui l'organo elettrico e la voce di Bonnie Raitt aggiungono un tocco soul all'insieme, e nell'andamento quasi rapsodico del finale "Pastures Of Plenty", con un ottimo Jerry Garcia.
Melodie aperte e cadenzate alla Donald Fagen, momenti jazzati che non sarebbero dispiaciuti allo Sting delle tartarughe blu, un pizzico del Joe Jackson più swingante e una buona dose del folk-rock di James Taylor e Jackson Browne: et voilà, ecco sfornato un gioiellino piacevolissimo, un disco che va giù come una sorsata di acqua di montagna. Se amate il genere, e se i nomi sopra citati attizzano la vostra curiosità, un ascolto a questo lavoro è d'obbligo: potreste avere una inaspettata e gradevole sorpresa.
Le ultime notizie ci danno un Bruce Hornsby passato al jazz tout court, con l'uscita di un suo album in trio con Jack DeJohnette e Brian Blade... Speriamo bene...
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