Faccio intanto le mie scuse a Daniele, che aveva già fatto una recensione su questo album, ma forse in modo troppo sintetico. . . (anche perchè, anch'io credo che questo sia l'album più bello della storia, almeno per me. . . ) Detto questo, inizierei a parlare del disco più crudo, oscuro (in senso di atmosfere) e rock, che il Boss abbia mai fatto. Bisogna sottolineare, che l'album nasce dopo i conflitti con il produttore e le delusioni che Bruce ebbe a causa della faccenda. In quest'album mancano le speranze di "Born To Run" e l'allegria di "The River", è un lavoro pessimista e violento, ma il Boss canta come se le parole gli trapassassero il cuore, la Estreet band suona come un'unica cosa, e le canzoni sono perfette.

Si parte col giro di batteria di "Badlands", canzone che emoziona ad ogni ascolto, un inno alla strada e alle persone che la popolano. Musicamlmente eccellente, incalzante, con la batteria di Max Weinberg che regola i nostri battiti cardiaci, fino ad esplodere nei consecutivi assoli di Bruce alla chitarra e Clarence al sax. . . inizio perfetto per un disco perfetto!Con "Adam Raised a Cain", siamo di fronte a una delle performance vocali più incredibili della storia del rock, il Boss è accattivante in alcune parti, e ruggisce la sua rabbia in altre, il suono è robusto e violento, Bruce sembra gridare le parole che gli bruciano dentro. L'assolo è un capolavoro, tagliente e ruvido, perfetto per sostituire le grida sofferte del Boss. Le capacità interpretative del Boss, raggiungono i massimi livelli, il pezzo ci entra dentro come un proiettile. È il momento di uno dei pezzi più sottovalutati (anche dai fans di Springsteen), "Something in the Night", meraviglioso canto notturno per asciugare l'acido di "Adam raised a Cain". Il lamento del Boss si alza alto, verso il cielo notturno, ci sta raccontando una storia, è chiaro. . Tutto scorre lentamente, accompagnato dalla batteria lenta e robusta, e poi esplode, il grido diventa preghiera, fino a essere risucchiato in un ultimo lamento, voce e batteria, uno dei punti più emozionanti dell'intero disco. Seguono le grida sudate del nostro spedite verso "qualcosa nella notte". . Neanche il tempo di riprendersi, che Max ci dice che il momento di correre, la batteria incalza e Bruce parla, una storia d'amore, Candy's room passa veloce come un treno, raschiando tutto, l'assolo è una fuga dal mondo che non ci piace, tutto si spegne improvviso mentre il nostro cuore va a mille. Ed ecco qui il cuore del disco, l'inizio è stato violento, veloce, graffiante. Ora, è il momento di asciugarsi il sudore del lavoro e sognare. . . su una strada, su una cadillac, un viaggio lungo 6minuti che fa venire le lacrime agli occhi, tale è la sua intensità. . . Il suono è leggero e soffice, il piano di Roy, accompagna la voce sognante di Bruce. "Racing in the Street" è una canzone da assaporare in ogni sua vibrazione, perchè nella sua linearita, ci sono molte sfumature, e un semplice tic-tic della batteria o il coro sommesso, può farci sobbalzare il cuore. Il piano e l'organo chiudono tutto, lentamente, lasciando scorrere via le parole, il nero di "Adam", gli sputi di "Badlands", i graffi di "candy". . . e noi viaggiamo assieme ai tasti, sulle strade della nostra storia...

Arriva la seconda parte del disco, ancora una volte energica e possente, tutta la strumentazione da il meglio di se, "The promised land" è il pezzo più carico di speranza del disco. La parte centrale, in cui il piano, l'organo, il basso e i sospiri di Bruce amoreggiano prima del triplo assolo chitarra-sax-armonica, è uno dei momenti musicali più riusciti dell'intero repertorio Springsteeniano. "Factory" è uno di quei pezzi, che più lo ascolti e più ti sembra perfetto, lo giri e lo rigiri, e mentre ci pensi è già finito. Dolce nel suono, duro nel significato, con quel piccolo assolo di organo che è un gradito regalo all'udito. "The working life. . . ""Adam raised a Cain" rispecchia la sua rabbia in modo ancora più spirituale nell'ottavo pezzo. . . l'organo e il lamento di Bruce creano la tensione giusta per fare esplodere "Streets of fire". La voce del Boss raggiunge nuovi apici, il "fuoco", sembra bruciare nelle viscere del Boss, che lo sputa nelle parole e nelle corde della chitarra, con un assolo indimenticabile. Questa canzone, poco citata, poco suonata, riassume la poetica dell'album, bassa e soffocata, ruggente e disperata, il grido di un uomo. . "Prove it all night", sta li a dirci che niente è perso, bisogna sempre provarci. . Il Boss sta per salutarci, ci prepara con un pezzo musicalmente robusto, incalzante, con la chitarra e il sax che quasi ci fanno ballare, sognare, viaggiare. . . "Darkness On The Edge of Town", che dire. . . non lo mai amata tanto, credo sia meno bella del resto, ma forse è solo perchè quando la sento, so che il viaggio ai bordi della città sta finendo. . . Devo comunque ammettere che è una chiusura degna, perfetta per chiudere il sipario su tutte le emozioni, i pensieri e le riflessioni di cui l'album ci ha riempito il cuore e la mente.

Ragazzi, quest'album è il Boss nel suo stato ideale, chi non conosce lo Springsteen degli anni 70, e pensa di riassumere tutto in "Born in the USA", si è perso uno dei momenti più intensi e alti della storia del rock.

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