E ora voglio narrarvi dell'album che più mi ha segnato durante lo scorso decennio.
Ok, vedo già i commenti con un copia incolla di questa affermazione con relativo commento "devi averne ascoltati ben pochi di album nei 2000". E invece vi dirò che lo scorso decennio ho ascoltato tanta di quella musica, esplorando talmente tanti di quei generi che mi dareste dello schizzofrenico. E invece questo è stato l'album che per due anni di fila ho ascoltato ogni singolo giorno della mia vita, ogni qualvolta che trovavo un buco da dedicare all'ascolto della musica che amo.
L'album in questione è "Magic" di Bruce Springsteen, uscito in Italia il 28 settembre 2007. Iniziai ad avvicinarmi alla musica del cantautore americano nel 2001, grazie alla mia prof d'inglese delle medie che ci fece tradurre "Tougher Than The Rest" dall'album "Tunnel of love" dell'87, e a fine anno ci lasciò una dedica su un fogliettino che riportava una strofa di "No Surrender" brano del periodo "Born In The U.S.A.". Da allora mi avvicinai sempre di più alla musica del miglior rocker vivente. Ricordo la gioia nel 2004 nel comprare i suoi album storici, qualora la paghetta di uno studente lo consentisse. Il primo album il quale ne ho vissuta pienamente l'uscita è stato l'acustico "Devils & Dust" del 2005, ma il seguente "Magic" ha qualcosa di più, e non è un particolare irrilevante.
In questo album vi suona tutta la E Street Band; cosa che non succedeva da "The Rising" del 2002 ma lì la presenza della band era messa in secondo piano. Qui la band si sente, eccome. Un album così non lo si sentiva da "Born In The U.S.A.". Inizia con il primo singolo "Radio Nowhere" il pezzo più radiofonico di Bruce dai tempi di "Brilliant Disguise" dell'87. Brano pensato appositamente per i concerti poiché nel ritornello viene ripetuto "Is there anybody alive out there" frase con la quale Bruce spesso scherzava con i fan durante i concerti degli anni passati.
La seconda canzone è un colpo al cuore. Sin dall'attacco capii di trovarmi di fronte a qualcosa di magico: "You'll Be Comin' Down" è di sicuro una delle migliori canzoni dello Springsteen del 2000. La sua canzone più sottovalutata in assoluto. Su 103 date del "Magic Tour" venne proposta solo una volta. Che peccato. La canzone ha un sound sontuoso, un bel tappeto sonoro davvero. E dopo il secondo ritornello parte un magnifico assolo di sax con sapori vagamente sixties. Brano che tutt'ora mi mette i brividi ad ascoltarlo e mi ricorda sempre l'emozione che provai la prima volta che lo ascoltai. Nel brano vengono presi di mira quelle divette da rotocalco che riempiono i giornali e il gossip per un certo periodo per poi finire nel dimenticatoio.
Con "Livin' In The Future" ritorna la E Street Band del periodo "The River" quel mix di chitarre-sax-tastiere che tanto fece le felicità dei vecchi fan. Un testo duro e leggermente pessimista si contrappone alla musica allegra e scanzonata che alla fine sfocia in un coro di vocalizzi collettivo che nei concerti tutto il pubblico gridava a scquarciagola. "Your Own Worst Enemy" è il primo esperimento dell'album. Viene proposto quel genere verso il quale Bruce pare voglia orientarsi, o perlomeno esplorare come dimostra il successivo album "Working On A Dream". Un tappeto sonoro che ricorda il miglior wall of sound di Phil Spector. Lascerà spiazzati soprattutto i vecchi fan. Io inizialmente rimasi indifferente. Ora invece amo questa canzone. Nel testo viene analizzato il periodo di paura e ostilità verso il prossimo che si sta vivendo attualmente.
"Gipsy Biker" sembra una canzone uscita da "Nebraska" solo full band. Qui viene raccontato di uno dei tanti soldati che una volta deceduto, per i potenti viene solo considerato come "uno in meno" (To them that threw you away, you ain't nothing but gone). Forse il suono potente appiattisce un po' la resa vocale, ma rimane ad ogni modo un ottimo pezzo. E ora il capolavoro dell'album. Il pezzo che da solo vale il prezzo del biglietto. Il miglior Springsteen del 2000. La canzone che più mi ha segnato ed ispirato in questi ultimi anni. Signore e signori "Girls In Their Summer Clothes". Il capolavoro pop di Bruce Springsteen. Non so spiegarvi perché questa canzone sia perfetta. Ma tutto qui fila via alla grande. L'estensione vocale, degna del miglior Roy Orbison, il tappeto sonoro, il testo che per me è pura poesia piena di immagini evocative. Di sicuro è una canzone che vi consiglio vivamente di ascoltare più e più volte. Secondo singolo dell'album, ebbe parecchi passaggi radiofonici. Cosa che non succedeva da tanto tempo. Forse sempre da "Tunnel of love".
Il lato A termina così in maniera magistrale; ad aprire il lato B troviamo una frizzantissima "I'll Work For Your Love". E qui la prima cosa che viene in mente è "The River". O al massimo si può pensare ad una di quelle bellissime outtake di "Tracks (cd3)". Si parte col piano di Roy Bittan per poi ritrovarci di fronte ad un puro sound targato E Street. Nel testo vengono associate le azione di una ragazza a dei riferimenti biblici. Nonostante l'ottima predisposizione live non comparve tantissime volte nelle scalette del Magic tour. Segue la canzone che dà il titolo all'album "Magic". Dal titolo io onestamente mi sarei aspettato un puro rock ‘n' roll in cui si sentiva la band esplodere. Non è così. La canzone, oltre ad essere la più breve dell'album, propone una musica acustica nella quale spicca il violino. Una melodia che ricorda vagamente le strutture musicali di "The Ghost Of Tom Joad" o il più recente "Devils & Dust". Non male, comunque.
"Last To Die" fece presenza fissa nei concerti ma sinceramente non è un granchè entusiasmente. Si ispira ad un discorso fatto da Obama prima di diventare presidente: "Who'll Be The Last To Die For A Mistake?". Ritmo incalzante, nel quale io avrei eliminato il violino situato in apertura per darle un vestito completamente elettrico. Ora invece la canzone che per molto è il manifesto rock di questo album: "Long Walk Home". Qui ci troviamo di fronte al più classico Springsteen. Chitarre elettriche e un assolo di sax proprio quando te lo aspetti. Molti l'hanno giudicata simile a "My Hometown" a livello lirico, ma per me non è così. Fu il terzo singolo, ed ebbe sporadici passaggi radiofonici anche in Italia. In chiusura troviamo "Devil's Arcade". Canzone molto angosciante e cupa, che pare troppo di maniera per annoverarla tra le cose migliori dell'album. L'album presenta anche una traccia fantasma: "Terry's Song" dedicata ad un collaboratore di Bruce scomparso a disco ultimato, e inserita all'ultimissimo momento. Testo bellissimo e musica acustica degna del miglior "Nebraska". Suonata dal solo Springsteen.
Questo disco datato 2007 fu un vero colpo al cuore per me. Tutt'ora quando mi capita di fare un viaggio in macchina, lo metto nello stereo e lo ascolto con lo stesso entusiasmo che avevo al primo ascolto. Un album che vale la pena di ascoltare. Sicuramente i fan di vecchia data avranno qualcosa di ridire, ma penso sia normale per chi ha vissuto l'uscita di capolavori come "Born To Run" o "Jungleland". Se ci si dimentica del glorioso passato e ci si limita ad ascoltare il disco tenendo come unico parametro il panorama musicale attuale, allora "Magic" si avvicina al capolavoro.
Io intanto cinque stelle gliele dò tutte.
Alla prossima...
Carico i commenti... con calma