Ormai un nuovo disco del Boss in vetrina non è più uno scoop eccezionale, dato che dal 2004 questo sarebbe il terzo album in studio ("Devils And Dust" e "The Seeger sessions" i precedenti), senza contare poi live, dvd, riedizioni con inediti, ecc. Ma è il primo da "The Rising" (2001) che vede l'atteso ritorno con la E-Street Band. Attesa ripagata dunque da questo "Magic", che torna a far risuonare nelle nostre orecchie i fantastici assoli di sax di Clarence Clemons, le schitarrate ed i cori sognanti di Little Steven che accompagnano la voce roca e urlante del nostro.
Il disco si apre con "Radio Nowhere", primo singolo, che delinea le direttive generali dell'opera: chitarre in primo piano, assoli di sax e potenza corale. Ma niente di nuovo sotto il sole, ed è così che scorrono velocemente tracce che ci riportano alla memoria episodi più vecchi: "You'll Be Coming Down" sembra una buona scopiazzatura di "Lucky Town", "Livin' in The Future" ricorda vagamente "10th Avenue Freeze Out", "Girls In Their Summer Clothes" è un orecchiabile remake di "Waitin' On A Sunny Day". Ma ci sono anche episodi più elevati, che però non emergono chiaramente ad un primo ascolto (Gipsy Biker, Last To Die, I'll Work for Your Love), mentre delude "Your Own Worst Enemy", con i suoi toni da ballatona romantico-natalizia accompagnata dai violini. La title-track, forse la canzone migliore del disco, è una triste country ballad dalla dinamica sostenuta, che sembra uscita da "Tom Joad". In questo senso colpiscono di più i capitoli elettro-acustici (Devil's Arcade, o Long Walk Home, che si conclude con un ottimo duetto chitarra-sax), che ci riportano a "Devils And Dust", piuttosto che i potenti rock più genuinamente E-Street. Chiude l'album la bella "Terry's Song", ballata country pastorale guidata da chitarra acustica e armonica. In conclusione una conferma, che non si distacca molto dalle sonorità di "The Rising", arricchite molte volte di sfumature acustiche, e che richiede più di un ascolto per essere apprezzata appieno.
Musicalmente l'album è ben diretto, anche se lasciano un po' a desiderare gli insipidi incisi strumentali molte volte guidati da violini, mentre si affermano prepotentemente le furenti parti corali. I testi sono un misto tra la poetica rock on the road di "The River" e la più composta maturità di "The Rising", con liriche a volte elevate (Magic, Devil's Arcade, Gipsy Biker). Un disco dunque che conserva una certa medietas dall'inizia alla fine, piacevole, ma non straordinario, senza ne' picchi in alto, ne' gravi cadute di stile. Non avendo a disposizione i crediti non ne posso esser sicuro, ma ricercando nel web gira voce che non tutti i brani siano stati registrati con la E-Street; sembra trattarsi insomma di una via di mezzo tra "Tunnel Of Love", dove i musicisti apparivano singolarmente, e "The Rising", registrato con la Band al completo. Si parla, inoltre, di ultimo disco con la storica band, dal momento che i musicisti sembrano avere una certa età, e che Springsteen sembra essersi allontanato ormai da tempo dal vecchio wall of sound, cosa che si risente anche in quest'ultimo disco.
Cosa accadrà dopo "Magic" non ci è dato saperlo, ma solo immaginarlo, di sicuro staremo qui pronti a farci stupire ancora dal Boss...
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