Bruce Springsteen, in questi ultimi anni, è stato decisamente prolifico, soprattutto se raffrontiamo la frequenza delle recenti pubblicazioni con quelle dei primi anni novanta dove erano sensibilmente più rade. Abbiamo avuto quindi "the Rising" nel 2002, "Devils and Dust" nel 2004, "the Seeger Sessions" nel 2006 e nello stesso anno il live a Dublino. Per non parlare dei DVD annessi e connessi, nonché il cofanetto su "Born To Run" comprensivo di Live dell'epoca. A 2007 quasi concluso arriva "Magic". Per affrontare la recensione di questo album credo sia doverosa una premessa.

Io credo che, senza scandalizzarsi, sia necessario ammettere che per un artista come Springsteen che incide per una multinazionale come la Sony ci siano delle logiche commerciali da rispettare. Springsteen, negli ultimi anni, ha registrato dischi colti con forti richiami al Folk tradizionale, pochissimo radiofonici in quanto privi di singoli adatti e diretti ad un pubblico che, sicuramente, non è quello di Mtv e nemmeno delle grandi arene rock. Il disco su Seeger ed il successivo live ne sono un esempio, nonostante poi l'immensa popolarità del personaggio ne abbia decretato comunque un certo successo commerciale. Credo quindi che Springsteen "dovesse" alla sua casa discografica (che gli lascia sempre molta libertà, invero) un disco "vendibile" con un paio di singoli da airplay americano. Ciò lo si intende, a parere di chi scrive, anche dalla copertina dell'album: faccia del Boss in primo piano, nessun riferimento ai compagni di viaggio, titolo corto e memorizzabile. Sono dettagli che nell'industria discografica difficilmente vengono lasciati al caso.

"Magic", quindi, fa parte del filone che unisce "Born in the U.S.A.", al sottovalutato (per me) "Tunnel of Love" ed al sottovalutato (per me, sempre) "Human Touch" nonché, per certi aspetti, a "the Rising".

L'ascolto dell'album (ormai diverse andate e ritorno da e per il lavoro) conferma le prime impressioni: questo è lo Springsteen da stadio, chi cerca il balladeer di "the Ghost of Tom Joad" lo ritroverà solo a sprazzi. Il sound è muscolosissimo, sembra quasi di sentire i Pearl Jam (v. produzione di O'Brien), a tratti tronfio, le canzoni sono brevi, i ritornelli memorizzabili come quelli di "Born in the U.S.A.", la E Street Band rocca alla grande ma senza andare molto per il sottile.

Il primo singolo "Radio Nowhere" è un rockaccio di grana grossa da camionisti, un inno "american" con un giro di accordi che ormai nemmeno Ligabue usa più (e non è un complimento, si intende). L'appeal è immediato, ma da Springsteen ci si aspetterebbe qualcosa di meno rozzo. Il video, per chi l'ha visto, è in tema... Già con il secondo brano ("You'll be coming down") le cose si aggiustano un pochino: Springsteen scrive dei ganci memorabili e il disco ha un'impennata notevole. "Living in the Future" sembra almeno altre 4 canzoni del Boss eppure funziona a meraviglia. "Gipsy Biker" ha una struttura compositiva superiore alla media. "Girls in their summer clothes" si rifà - per stessa ammissione del suo autore - ai Beach Boys di "Pet Sounds". "Last to Die" ha una bella melodia ma l'arrangiamento è dozzinale. "I'll work for your love" è un grande brano, a mio parere, anche se il richiamo ad altre vecchie composizioni di Springsteen è evidente. "Long Walk Home", già nel repertorio della Session Band, è anch'essa una grande canzone, sebbene gli E-Streeters, ancora una volta, lascino da parte i dettagli per un quattro-quarti piano e piatto che alla fine finisce per pregiudicare la melodia, veramente bella, ed il testo, veramente intenso. "Devil's Arcade" e la title track non lasciano particolari segni così come "Your own worst enemy".

In conclusione: un disco godibilissimo grazie soprattutto alla qualità delle composizioni, come sempre sopra la media. Un paio di grandi brani, tanto mestiere, due o tre riempitivi. Peccato per una produzione poco attenta ai dettagli e per una E-Street Band troppo spesso rozza e dozzinale nel "vestire" le canzoni del Boss.

Nessuno dubita che il disco sarà un successo. Per me, comunque, album "dovuto" e di transizione.

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