Premetto che possiedo la versione 2003 di The Essential Bruce Springsteen con CD bonus, e che, sia considerando la versione originale sia quella aggiornata nel 2015, per quanto generalmente ami il materiale presente, non posso che considerare la raccolta incompleta, tanto che ritengo più completo, in proporzione al suo essere una raccolta a disco singolo, lo storico Greatest Hits del 1995. Andiamo, passo dopo passo, a vedere perché.

Analizzando col senno di poi il materiale inserito mettendo a confronto le due edizioni, una scelta che ad esempio comprendo è quella della sostituzione delle 3 tracce scelte da Greetings From Asbury Park (ovvero Blinded by the Light, For You e Spirit in the Night) con Growin’ Up, data la natura autobiografica della canzone e vista la sua popolarità specialmente ai live. Restano intatte Sandy e Rosalita, così come – a ragion veduta, visto che sono state le prime canzoni di Bruce ad entrare non solo nell’Olimpo dei classici dell’artista, ma in assoluto della storia del rock – Thunder Road e Born to Run. Dall’album a cui quest’ultima dà il titolo, invece, entra a far parte della raccolta Tenth Avenue Freeze-Out, che sostituisce Jungleland – scelta, per quanto mi riguarda, discutibile, ma oggettivamente comprensibile, vista la popolarità di cui gode il pezzo ultimamente.

Del resto, per quanto riguarda gli album più iconici di un artista come Bruce, è sempre difficile la scelta tra i classici minori per l’inserimento in una raccolta, come possiamo vedere anche con Darkness on the Edge of Town e The River. Nel primo caso, presenze fisse sono la grandiosa Badlands, canzone più nota in assoluto dell’album, e The Promised Land, altro grande classico, particolarmente popolare in concerto grazie alla sua versatilità, che la rende adatta ad essere suonata sia in elettrico che in acustico. A scomparire, invece, è proprio la stessa title track, in favore di Prove It All Night – che, per carità, mi piace assolutamente, ma l’assenza di una ballata rock come Darkness in una raccolta di pezzi essenziali di Bruce è un crimine. Inoltre, molto discussa è stata l’esclusione di Racing in the Street, specialmente tenendo conto dell’apprezzamento non solo da parte della critica e del pubblico, ma anche dello stesso artista. Per quanto riguarda The River, l’inserimento nell’edizione originale soltanto della title track e di Hungry Heart (per quanto le ami) è veramente una follia, specie considerando l’inserimento di 3 pezzi dal molto meno iconico Greetings; fortunatamente, viene posto rimedio all’errore nell’edizione 2015, con l’inserimento di classici minori quali The Ties That Bind e Out in the Street. Certo, qualcuno avrebbe potuto anche prendere in considerazione ballate come Independence Day o rock and roll come Cadillac Ranch, ma la selezione fatta, e in generale avere 4 canzoni provenienti da The River, di certo non dispiace.

Da Nebraska, primo album solista di Bruce, non poteva mancare Atlantic City in nessun caso, mentre la title track viene sostituita da Johnny 99. Scegliere tra i classici minori di Nebraska è alquanto difficile, anche perché tra le due selezioni citate e l’alternativa che sarebbe più probabile (essendo anche tornata a splendere a Broadway), ovvero l’autobiografica My Father’s House, sono una più bella dell’altra. Per quanto riguarda Born in the USA, rimane invariata la scelta della title track, di Glory Days e Dancing in the Dark; selezioni oggettivamente comprensibili, per quanto non le mie canzoni preferite dell’album, ma è inspiegabile l’assenza non dico di classici minori che amo, come No Surrender, ma di grandi hit quali My Hometown e I’m on Fire – specialmente quest’ultima tra le canzoni più popolari in assoluto dell’artista – che non nascondo di preferire entrambe rispetto alle altre grandi hit dell’album. Inoltre, dal cofanetto Live 1975-85 non è presente nulla in nessun caso, né Because the Night Fire.

Non poteva esserci, invece, per quanto riguarda Tunnel of Love, scelta più azzeccata dell’inserimento, finalmente, di Tougher Than the Rest nella versione aggiornata di The Essential. Si tratta di una delle canzoni del suo catalogo più amate degli ultimi tempi, specialmente dal pubblico europeo. Rimane presenza fissa Brilliant Disguise, mentre la title track viene sostituita da One Step Up, un pezzo simile per popolarità: entrambe furono delle hit quando pubblicate, ma difatti non si annoverano tra i classici senza tempo di Bruce.

Siamo negli anni 90, e dai 2 album del 1992 l’unica presenza che rimane invariata è chiaramente il classico Human Touch, mentre Lucky Town e Living Proof vengono sostituite da Better Days e If I Should Fall Behind; scelta comprensibile, visto che si tratta dei pezzi un po’ più conosciuti. Ovviamente sempre presente è anche l’iconica Streets of Philadelphia, colonna sonora dello storico film con Tom Hanks e vincitrice dell’Oscar alla migliore canzone. Per quanto riguarda le tracce uscite come nuove sul leggendario Greatest Hits non poteva davvero essere fatta scelta peggiore: l’inserimento di Murder Incorporated in una raccolta chiamata The Essential è assolutamente incomprensibile. Se la scelta fosse ricaduta su una hit, sarebbe stata inserita Secret Garden, ma qualcuno ha preferito evidentemente inserire un pezzo meno noto, e a questo punto non mi spiego come non sia stato scelto un pezzo immensamente più rappresentativo, e soprattutto più bello quale This Hard Land.

Dopo il Greatest Hits ha inizio una nuova era con The Ghost of Tom Joad, con le sue atmosfere folk tetre alla Nebraska, e la cui grande title track è assolutamente immancabile. Purtroppo Land of Hope and Dreams e American Skin, presenti nella prima edizione, vengono eliminate nella seconda. Da The Rising sono in entrambi i casi presenti Lonesome Day e, ovviamente, la canzone che dà il titolo all’album e che forse rappresenta maggiormente il Bruce dell’ultimo ventennio, mentre è assolutamente inspiegabile l’assenza di Waitin’ on a Sunny Day, tra i maggiori classici del periodo e tra i pezzi a mio parere più validi dell’album. Allo stesso modo, non mi spiego come sia stata inserita nella prima edizione Mary’s Place, né una hit né niente di simile, e assolutamente non tra le mie preferite dell’album.

Si termina con i pezzi pubblicati dopo il 2003, e quindi solo con la versione rinnovata: da Devils & Dust abbiamo la title track e Long Time Comin’, da Magic la scontata hit Radio Nowhere – ne capisco la presenza, ma a prescindere che le preferisco, perché non ci sono né Girls in Their Summer Clothes Long Walk Home? – e da Working on a Dream ben 3 canzoni, ovvero la title track, My Lucky Day e The Wrestler. Un po’ troppe forse, considerando che invece da Wrecking Ball è stata inserita solo We Take Care of Our Own, e non ci sono né la versione studio della già citata Land of Hope and Dreams, né la stessa canzone che dà il titolo all’album, entrambe sicuramente dei pezzi importanti. A chiudere la raccolta è Hunter of Invisible Game, nota per essere la canzone del cortometraggio che segna l’esordio di Bruce alla regia.

Per quanto riguarda il materiale più recente, possiamo solo lasciare spazio all’immaginazione. Sicuramente i primi pezzi che possono venire in mente sono Hello Sunshine per quanto riguarda Western Stars, e Letter to You e Ghosts per quanto riguarda, appunto, Letter to You. Ma dove lasciare un pezzo come I’ll See You in My Dreams, con cui Bruce ha sempre chiuso la sua scaletta di Broadway nel 2021?

Staremo a vedere tutto questo, forse Bruce “cederà alla tentazione” di rappresentare, tra qualche mese, i suoi 50 anni di carriera con una raccolta contenente nientepopodimeno che 50 canzoni. Ma questa è un’altra storia…

Alla prossima!

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