Fine estate 2009. Bruce Springsteen tiene 6 concerti nel prestigioso Giants stadium, luogo storico del New Jersey città natia del boss. Sarà l’ultimo artista ad esibirsi prima che lo stadio venga demolito. Quindi, per onorare quel luogo che ha visto numerosi concerti e partite, il nostro propone dal vivo una canzone inedita: “Wrecking Ball”. La canzone parte semi acustica per poi veder esplodere la E Street band insieme ad alcuni membri della Seeger sessions. Dentro di me pensavo: “Peccato che difficilmente sentirò questa canzone dal vivo”.

E invece 3 anni dopo, marzo 2012, non solo la suddetta canzone farà parte del nuovo album; ma le darà anche il titolo.

“Wrecking Ball” esce 3 anni dopo il mezzo flop “Working on a Dream”. Album che uscì solamente per dare un senso alla continuazione del “Magic Tour” che aveva visto una E Street band ben rodata capace ancora di infiammare i palchi di mezzo mondo. “Wreckin ball” è senza dubbio un album valido sia dal punto di vista lirico che musicale. Ricordate quando uscì “We Shall Overcome: the Seeger Sessions” che in molti si chiedevano se Bruce avrebbe mai registrato un album di inediti con la Seeger sessions? Ecco, questo album sotto certi versi soddisfa quella richiesta. La E street band è presente solo in 3 canzoni. La title track, la rispolverata “Land of Hope and Dreams” e la bonus track “American Land”. Anche se in queste ultime due si sente molto la presenza della Seeger Sessions.

L’album è quasi un concept sulla crisi mondiale. Non si era mai sentito uno Springsteen così diretto, politico e incazzato. Ad essere presi di mira sono soprattutto i banchieri: “quegli avidi ladri che sono arrivati qui, e si sono mangiati tutto quello che potevano” come sentiamo nella celtica “Death to my Hometown”. Oppure “Il banchiere ingrassa e il lavoratore dimagrisce. È successo prima e succederà ancora” come recita la struggente “Jack of all Trades” che si conclude con ottimismo tipicamente americano: “Sono un tuttofare, vedrai ce la faremo”. O ancora “Giocatori d’azzardo lanciano il dado, i lavoratori pagano i conti. È sempre pieno di soldi e tutto facile sul colle dei banchieri. Sul colle dei banchieri il gioco si fa duro, quaggiù siamo trascinati in catene” si sente in “Shackled and Drawn”. Queste sono solo alcune fra le canzoni più dirette. Mentre nella opener “We Take Care of Our Own” ad essere prese di mira sono le promesse non mantenute, in uno stato dove i cittadini devono badare a loro poiché non c’è nessuno che lo fa per loro. A seguire troviamo il disperato protagonista di “Easy Money” che dalla banale routine che emerge da alcuni gesti quali mettersi il cappotto e accompagnare fuori il cane, decide di andare in città con la sua donna in cerca di soldi facili. Queste sono canzoni presenti nella prima parte del disco, che si chiude con la suggestiva e ipnotica “This Depression” che vede alla chitarra Tom Morello, ex leader dei Rage Against the Machine. La canzone racconta di una crisi interiore. Una richiesta disperata d’amore che rivela tutta la fragilita del protagonista: “Sono stato depresso, ma mai così tanto. Mi sono sentito perso, ma mai fino a questo punto. Questa è la mia confessione, ho bisogno del tuo cuore, in questa depressione, ho bisogno del tuo cuore”.

La prima parte dunque racconta di ciò che è stato distrutto, mentre nella seconda si cerca di ricostruire a partire dalla title track, che prende come pretesto la demolizione di uno stadio per raccontare di qualcosa che può essere distrutto ma dal quale si può ricostruire qualcosa. A seguire troviamo la apparentemente semplice “You’ve Got It” canzone che sembra un’outtake del periodo “Born in the Usa”, che parte acustica dall’andamento scanzonato per poi esplodere con i fiati e con una chitarra che le dà un sapore blueseggiante. La canzone sembra molto semplice ma in realtà è il punto centrale del disco. Quella cosa che “Nessuno ha mai potuto rompere,non c’e` nessuno che lo può rubare, nessuno lo può falsificare, lo conosci soltanto quando lo senti” può essere riferito all’anima. Che nessun banchiere o ladro potrà mai rubare. A sorprendere in questo disco è anche la qualità musicale. Se in due canzoni sentiamo Tom Morello alla chitarra (“Jack of all Trades”, “This Depression”) sorprende sentire il loop di “Rocky Ground” una canzone molto spirituale, dall’andamento quasi hip hop che spiazza quando nella seconda parte sentiamo una strofa rappata da una voce femminile. A livello musicale è sicuramente la novità del disco. “Land of Hope and Dreams” è quella che più delude poiché si conosceva la versione epica del live reunion del 1999. Questa versione viene snaturata dalla sua epicità e le viene data una veste che appartiene più alla Seeger Sessions che non alla E Street band. Ma comunque ha il merito di avere l’unico assolo di sax di Clarence “Big Man” Clemons, scomparso nel giugno 2011. l’album si chiude con “We Are Alive” canzone molto fantasiosa che narra di un cimitero di ex soldati dall’800 in poi, che di notte prende vita. Canzone countryeggiante che ricorda le atmosfere di “Devils & Dust”. Ufficialmente l’album si chiude qui, a meno che non vi troviate tra le mani l’edizione con due bonus track. Ovvero: “Swallowed up (in the Belly of the Whale)” e “American Land”. La prima molto suggestivae inusuale, ma sinceramente è l’unica traccia che spinge il dito verso il tasto “Next track”. La seconda già la conoscevamo poiché proposta nei live dal 2006 in poi, prima con la Seeger Sessions poi con la E Street band. E la versione in studio non fa rimpiangere quella già nota. Anzi, fa concludere ottimamente l’album.

Personalmente considero “Wrecking Ball” uno degli album migliori di Bruce degli ultimi anni. E anche dal vivo l’album si è dimostrato piuttosto valido.

Quando si è circondati da cantanti usciti dai talent che sembrano fatti con lo stampino, questa è la musica in cui mi rifugio. E che mi porta in un’altra dimensione.

Buon ascolto.

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