1963; Brunello Rondi pone nero su bianco i dettami che varranno ripresi, dieci anni dopo, da Friedkin, con "L'esorcista". La famosa "discesa a ragno", ivi presente, altro non è che una rivisitazione di ciò che il personaggio interpretato dall'israeliana Daliah Lavi eseguirà durante un esorcismo, nel disperato tentativo di rinsanarla, e di allontanare l'alone di malaugurio piovuto sui Sassi di Matera, da qualche parte in Lucania. I rituali raffigurati, le formule pronunciate, appartengono a folclore del Sud Italia, e non campati per aria come forse darebbero l'impressione; la trama stessa del film, come riportato dalla didascalia iniziale, è basata su eventi realmente accaduti.

La storia è quella di Purif (diminutivo di Purificata), una contadina disperata perché l'uomo di cui è innamorata non vuole saperne di lei, e anzi, decide di sposare un'altra... ma ben lungi dall'accettare il due di picche con filosofia, la protagonista opta per una fattura, che non avrà però l'effetto sperato (non del tutto): a causa di quello e del comportamento folle, la giovane verrà ripudiata dai compaesani. Sfuggendo al linciaggio in un paio di occasioni, il personaggio assume quindi una tetra credibilità; rafforzata dalla rappresentazione nella pellicola di rituali quali "La processione delle pietre" e "l'incantesimo della pioggia", e purtroppo per lei i tentativi da parte dei genitori di nasconderla sottoterra si riveleranno vani, come anche i quelli di redenzione da parte delle monache di un convento dove Purif troverà momentaneo asilo.
Tra i rituali presenti spicca anche quello antichissimo relativo alla prima notte di nozze, dove viene evocato un santo per ciascun angolo del letto, e posta una falce al di sotto di questo, e acini d'uva in forma di crocifisso al di sopra: "Con la falce taglio le gambe alla morte. Con la falce le lacrime taglian la voce. Con la falce sotto il letto dal demonio sei protetto". Durante "La processione delle pietre" invece, le persone trasportano le pietre (i peccati) a ridosso di una collina, per poi depositarle al suolo enunciando i propri peccati, inclusi i più osceni. E con questo mi riallaccio al discorso sulla credibilità; perché il film non segue un'andatura semplicistica, come ci si poteva aspettare, considerando il tema scottante (almeno per il periodo), bensì imbocca un sentiero  più scosceso rispetto alla strega cattiva che fa la fine che merita: i peccati enunciati dopo aver posato le pietre, infatti, sembrerebbero avere più peso rispetto al colloquiare col demonio o visitazioni una tantum da parte dei morti. E al di fuori di questo la protagonista subirà anche violenza sessuale (suggerite e non mostrate); nonostante poi l'atteggiamento finale da vittima sacrificale da parte di questa bilanci le carte in tavola circa possibili parzialità del regista.

A fare scuola oltretutto c'è ancora dell'altro, ossia la sensualità animalesca che, sebbene diluita, animerà i personaggi di genere femminile negli anni a venire; oltre all'abilità nel descrivere l'inspiegabile, ed il connubio contraddittorio tra religione e superstizione acuiti da una regia anch'essa in bilico, tra l'indiscreto ed il soave.

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