Già nel mio saggio d'esordio su questo sito, scritto ormai un anno fa, m'ero occupato della figura del Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, recensendo, ad uso dei lettori, una raccolta di discorsi politici in cui il Leader del fronte moderato italiano e del Popolo della Libertà aveva enucleato, nel lontano 2001, il proprio messaggio politico ed il proprio programma di Governo.
Il saggio, accolto da vivaci critiche presso gli utenti del sito, aveva probabilmente il limite - che onestà intellettuale mi impone oggi di riconoscere - di indulgere nella descrizione di Silvio Berlusconi da un punto di vista "interno", ovvero alla luce dei discorsi e degli scritti che lo stesso Leader politico aveva elaborato per giustificare i propri intenti, e per persuadere l'elettorato della maggiore efficacia della sua azione politica rispetto a quella delle opposizioni di sinistra.
Riflettendo sulle osservazioni degli utenti, non mi sorprende dunque che molti di essi valutassero in maniera critica tanto l'opera quanto il saggio che la presentava su Debaser, posto e considerato che non si trattava di un'opera storica, ma, come giustamente notato all'epoca dalla cortese utente svizzera Kosmogabri, di un lavoro che lo stesso recensore aveva non casualmente classificato - ad aver la pazienza ed accortezza di leggere quanto scrivo e per quanto espressamente affermo - come opera di "propaganda".
Ad un anno di distanza da quelle pagine torno dunque sui miei passi, riflettendo nuovamente sulla figura di Silvio Berlusconi alla luce del recente lavoro di Bruno Vespa, giornalista di punta della Radiotelevisione italiana e, da alcuni anni, puntuale storico che, sull'esempio di autori della classicità come Tacito o Tito Livio tenta, si parva licet, di narrare in tempo reale le più importanti vicende della contemporaneità.
Ciò, sia ad uso dei propri lettori del presente che, come immagino, ad uso delle future generazioni che, nei decenni a venire, avranno la curiosità intellettuale di comprendere, a bocce ferme e dopo che l'hegeliana nottola di Minerva si sarà sollevata sugli ampi cieli d'Italia, le ragioni del successo imprenditoriale e politico di una Persona che - unica al mondo - ha saputo intessere con il corpo elettorale un'empatia fondata su fiducia, comune sentire, iterazione di desideri ed ambizioni, tale da renderla fra i Leader più longevi dell'epoca democratica.
Lo stile del Vespa storico è ficcante e pungente come quello del Vespa giornalista, fondandosi su una lettura fedele ed obiettiva del fatto, su una sua ricostruzione condotta anche alla luce di retroscena compresi nella frequentazione del mondo romano, e su una valutazione equanime delle singole vicende che hanno visto coinvolta la figura di Silvio Berlusconi ed, in essa, lo stesso Paese.
La trama è serrata, intensa nella sua logicità, affascinante nella sua evoluzione, soprattutto per chi ha vissuto in diretta certe vicende e le vede restituite dall'Autore nella plasticità immutabile dell'Evento Storico, scolpito ormai su pietra al pari delle campagne militari istoriate nella colonna di Traiano o nell'Arco di Costantino.
L'Autore si sofferma con efficacia sulla biografia imprenditoriale e politica di Berlusconi, ripercorrendone le gesta, la visione, gli errori e le battute d'arresto, in un concatenarsi di eventi che sono noti a molti, e che molti potranno apprendere leggendo il libro.
L'aspetto su cui preme soffermarsi, al di là delle valutazioni che si possano dare del Presidente del Consiglio come soggetto politico, è l'innegabile carica di vitalismo, caparbietà, forza morale dell'Uomo Berlusconi - e, forse, dell'Uomo Berlusconiano, eterno faber fortunae suae - che, in certi tratti, riecheggia il Principe preconizzato da Machiavelli e fuoriuscito dall'Italia del boom economico, del rischio d'impresa, del coraggio di scommettere nell'attività individuale e della capacità di sognare che solo un Kennedy od un Luther King, nel corso del ‘900, hanno manifestato alle masse.
Dalle pagine di Vespa emerge come Berlusconi, al pari di ogni altro individuo, possa sbagliare, ma, a differenza di molti, abbia saputo apprendere dai propri errori per trasformare se stesso dal semplice imprenditore immobiliare di successo degli anni '70 al tycoon dell'informazione e dell'intrattenimento degli anni '80, ed, ancora, al geniale Presidente di una della squadra di calcio come il Milan, che, più di tutte nella storia, ha saputo imporre un modello di vita in cui il gioco si creava pressando la Vita e gli Spazi prima che l'avversario pressasse e mettesse nell'angolo anche il giocatore più talentuoso.
Vicende, queste, che hanno fatto da viatico alla geniale intuizione di costruire, sulle ceneri della Democrazia Cristiana e del Partito Socialista, in quell'anno 1993 rivelatosi poi cruciale per la storia recente dell'Italia, quel partito liberale di massa che ha catturato lo Zeitgeist dei tempi, mostrando al corpo elettorale la via per affermare se stessi come singoli individui, dopo il tramonto delle fallaci ideologie del ‘900 ed il collettivismo che esse avevano ispirato nei popoli.
Emerge quindi, dalle stesse pagine, un Berlusconi che sa reagire dapprima alla crisi economica delle proprie imprese nei primi anni '90, successivamente al cancro che lo incolse nel momento in cui anche il successo politico sembrava avergli voltato le spalle, che sa gagliardamente riaffermare la propria innocenza rispetto a varie incriminazioni patite nel corso degli anni, che - cosa unica nella storia recente del nostro Paese e dei sistemi democratici - sa forgiare un'intera epoca storica a propria immagine e somiglianza.
Si tratta di un Soggetto capace di trasformare la vita di coloro che in lui si rispecchiano, o vedono in lui un modello da imitare o un Demiurgo in grado di realizzare i sogni della maggioranza delle persone, ma anche e soprattutto dei propri avversari, all'insegna della logica simul stabunt, simul cadent, per cui essi stessi in tanto esistono, in quanto hanno in Berlusconi il nemico nei confronti del quale esercitare la propria arte polemologica, ben sapendo che senza di Lui la loro stessa proposta politica sarebbe deprivata di un indispensabile presupposto, premessa comune di un corpo elettorale che si cementa sull'essere "contro" il berlusconismo, piuttosto che "a favore" di qualcosa di reale e concreto, sia esso un'Idea o un programma economico, piuttosto che una proposta di sviluppo.
Ecco, allora, che il maggior pregio del libro di Vespa è quello di dipingere Silvio Berlusconi come - e qui mi si perdoni il gioco di parole - un soggetto reattivo, piuttosto che reazionario.
La differenza rispetto ai leader del passato e ad alcuni leader della contemporaneità è, infatti, nella stessa attitudine dell'Uomo a realizzare il sogno d'un Icaro senza Ubris, ovvero la capacità di utilizzare i propri talenti, le proprie tecniche, le proprie risorse per la realizzazione di un obiettivo, per la realizzazione di un progetto di rinascita, a prescindere dal giudizio che di tale progetto si possa dare, oltre i compromessi ed oltre il condizionamento del passato, dell'esperienza.
Ed è ironico, paradossale, certo simbolico, che Berlusconi stesso, in Vespa, diventi personaggio storico, trattandosi d'un Uomo che, quasi per definizione, vive "oltre" la propria storia, oltre il continuum temporale che dal passato porta al presente ed indi al futuro, per vivere, piuttosto, nella dimensione aoristica dell'attualità ingressiva, in cui tutto sembra possibile ed a portata di mano, realizzabile, raggiungibile.
Esemplificando ad uso degli utenti che non conoscono l'aoristo - modo del greco classico che descrive un'azione priva d'orizzonti e limiti temporali - evidenzio come esso esemplifichi il momento in cui tutto prende abbrivio, come, in un viaggio aereo, il momento in cui l'apparecchio, scaldati i motori, prende velocità sulla pista. O il momento in cui le labbra della propria amata si schiudono per il primo bacio ed il nostro Esistere si avvicina ad un Essere senza limiti.
Solo ragionando in questi termini, e superando gli steccati d'antico conio, è allora possibile comprendere non solo l'Uomo Berlusconi ed il suo Messaggio, ma anche il berlusconismo come categoria morale e dello Spirito.
Mi sia concessa, in conclusione, una succinta nota autobiografica: passeggiando per Sesto San Giovanni, in una gradevole serata di tarda primavera in cui refoli di vento tiepido giungevano dalle pianure brianzole, ed osservando le linee nette dei palazzi d'intorno, le ortogonali delle strade, i luccichii dei semafori intermittenti, i cantieri e le rotonde, i tram verdi, i multisala ed i centri commerciali, riflettevo su come potessero essere queste zone in passato, prima che l'Uomo dominasse il suolo, costruisse, creasse, trasformasse: in una parola, agisse.
Immaginavo un giovane Berlusconi alle prese con un Progetto di Sviluppo Urbano, e con un Sogno.
Compreso d'un tratto lo sforzo e l'impegno titanico che occorre che trasformare il Progetto in Realtà, il Programma in Atto, mi sono fermato in un silenzio ricolmo non tanto d'ammirazione, ma di rispetto: rispetto per un Uomo che ha agito mentre, negli stessi posti, degli Ideali di sinistra non restano che i nomi delle vie.
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