La puzza di fine dei tempi è così vicina che non serve nemmeno aprire la finestra per accorgersi della sua marcescente presenza. E il countdown sembra sancito alla perfezione dall'esistenza dei Brutal Truth. Più di vent'anni di discesa nelle fondamenta di città in decadenza, cavi scoperti che sfrigolano e cadono in laghi di melma urbana. E poche realtà provenienti dal fastidioso alveare rugginoso del grindcore possono vantare collaborazioni con i Melvins. Che altro volete ancora? Semplicemente "End Time".

L'ora è finalmente scoccata, la linea del tempo si accartoccia su un blocco di cemento su cui vengono scritti gli anatemi della passata civilizzazione, che tesa all'estrema ha creato mostri di questa risma, se resistete alla furia sludge di "Malice", confusione mentale a livelli estremi senza via di scampo, atonalità ripetitive, noise putrido ricolmo di una voce gutturale proveniente da chissàdove, o alla sfiancante possenza pachidermica di "Warm Embrace Of Poverty", con le chitarre che sfiancano su poco più di due riff tra fischi stonati e un basso che fa il verso ad un motore, o alla furente insensatezza della title-track, suonata con un nervoso indecente che fluisce tra i nervi, rende complicato creare giri compiuti e il messaggio è più che chiaro "our future is now/our world is ending/our life for disdain has brought about our end time/it's our time" fino a tramutarsi in una coda malinconica su finale inaspettato, o ancora all'HC dallo spessore di un tank lanciato ai mille all'ora su una strada piena di zombie di "Small Talk",  e al finale dalla lentezza asfissiante e amorfa di "Drink Up" che strappa la pelle dal corpo, con microprogressioni di chitarra qua e là che vengono annegate nella candeggina dell'odio di feedback orrendi, se resistete a tutto questo allora sì che potrete godervi gli ultimi attimi di un mondo che puzzava di morto già da un bel pezzo.

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