Se dovessimo scegliere un disco per la sua copertina, di sicuro la scelta non cadrebbe su questo primo e unico album dei Bubble Puppy. E se, inoltre, dovessimo giudicare un disco, o meglio la musica in esso contenuta, in virtù della sua copertina, questo sarebbe uno degli album più brutti della storia. Fortunatamente per noi non è così.
Madre natura è stata difatti severa - un eufemismo ovviamente - soltanto riguardo l'aspetto fisico dei nostri (guardate il barbuto chitarrista al centro in alto ad esempio), perchè, al contrario, la bravura tecnica e compositiva a questi quattro sfigatoni texani non mancava proprio.

Originari della ridente Corpus Christi - vi giuro che è vero - i Bubble Puppy si trasferirono ad Austin dove incisero questo album (AD 1969) per la locale International Artist.
Originariamente arroccati su uno stile garage debitore della scena texana del tempo (i compagni di etichetta 13th Floor Elevators in primis), evolsero il loro sound introducendo elementi folk, blues e passaggi quasi progressive, candeggiando il tutto con una buona dose di LSD. Il risultato è un'opera varia e ottimamente suonata, la cui unica pecca risiede forse nel cantato a volte melenso e poco incisivo; il resto è un susseguirsi caleidoscopico di brani acustici fra suono West Coast e Beach Boys periodo Pet Sounds (la title track), blues stralunati cantati alla Beatles, che si velocizzano improvvisamente per poi tornare sui propri passi (I've Got To Reach You) e ballate country omaggianti i Grateful Dead (Road To St. Stephens).

Sono però i momenti più diretti, e propriamente rock, i migliori del disco: Todd's Tune con un finale al fulmicotone, Lonely col suo riff hendrixiano e un crescendo esplosivo, Thinkin' About Thinkin' legata a doppio filo alle loro origini garage ma con un cantato vicino al Bowie a venire. Il brano migliore del lotto rimane Hot Smoke and Sassafras, due minuti poco più introdotti da un riff epocale.
Che dire, un must per tutti gli amanti del sound 60's meno conosciuto.

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