«What kind of world are we living in anymore?». E' un epoca meticcia e multiforme, le tradizioni si incontrano e le persone non si capiscono. E il blues, l'hip-hop e il folk si danno appuntamento alla Secret House Against the World.
Chi non si perde i classici dell'hip-hop conoscerà sicuramente Richard Terfry, in arte Buck 65, Stinkin' Rich fino al 1996. Canadese eclettico. Cresciuto ascoltando rap dalla sua radiolina portatile, diventa uno dei fondatori dell'underground hip-hop indipendente con Man Overboard (1999), secondo di una serie di cinque album inclusi nel progetto Language Art. Poi, a un certo punto, Richard decide di togliersi il cappello con la visiera piatta e la t-shirt larga (scherzo, probabilmente non ha mai indossato niente del genere, l'hip-hop indipendente rompe proprio con questo topos) per intraprendere un percorso differente. Decide di far conoscere il rap, il suo rap, al blues, al country, al rock and roll, al talking blues. Nasce Secret House.
13 pezzi. Avete presente la locanda del vecchio West? Non quella di Sergio Leone però, quella di Bud Spencer e Terence Hill. Un West dall'atmosfera giocosa e buffa. Ecco. Immaginate il piano che suona. Ecco. Ora immaginate che, a un certo punto, il brutto ceffo seduto al bancone si alzi e cominci a cantare come un cantastorie rap. Ecco. Appoggia il braccio alla gamba appoggiata al pianoforte, si aggiusta il cappello e continua a cantare. Ogni tanto si aggiunge una voce di donna, una chitarra con potenti riff, un bengio, un synth e un technics 1200 turntable.
Questa è l'atmosfera di Secret House.
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