Per Daniele Ancillotti, in arte Bud, la musica è sempre stata una questione di famiglia. Dai tempi gloriosi, e mai dimenticati, della Strana Officina, quella storica guidata dai fratelli Cappanera, fino all'attuale incarnazione ad appannaggio dei cugini Cappanera, passando per la Bud Tribe e gli Ancillotti, gruppi che vedono coinvolti figli e fratelli a vario titolo. Cambiano le formazioni, cambiano i nomi stampati sulle copertine di lp e cd ma, per fortuna, proposta e qualità da trent'anni a questa parte rimangono invariati ed il buon Ancillotti continua a proporci un ottimo heavy metal della vecchia scuola, suonato con classe e tanta passione.
La Bud Tribe, messa in piedi a metà anni Novanta dopo l'ultimo e doveroso tour di addio dell'Officina livornese, è una sorte di comune dell'heavy italiano anni Ottanta, avendo tra i propri ranghi, oltre al già citato Bud, suo fratello Sandro "Bid" al basso e soprattutto Dario Caroli e Leo Milani, noti ai più per la loro militanza nei Sabotage, altra storica formazione degli anni d'oro, mai troppo tributata ed oggi nota purtroppo solo al pubblico più attento. Questo "Roll the Bone", pubblicato nel 2008 dopo dieci anni di silenzio discografico grazie all'interessamento della bresciana My Graveyard, presenta un gruppo in grande spolvero, protagonista di cinquanta minuti di ottimo heavy metal d'annata. Purtroppo, rispetto al precedente "On the Warpath" del 1998 va segnalata la mancanza di Marcello Masi, anche lui presente sulle prime incisioni della Strana, e scomparso anni fa a causa di un brutto male. Alla sua memoria, giustamente, viene dedicato l'album.
Nonostante la dolorosa defezione va detto che questo "Roll the Bone" presenta un quartetto compatto e determinato, con le chitarre ora ad appannaggio del solo Leo Milani, che, di canzone in canzone, si rende protagonista di una prestazione davvero maiuscola. Leggendo il bel libretto del cd, davvero curato, non si può non notare il ruolo ancora una volta svolto da James Hogg, autore dei testi in inglese del gruppo, oggi come ai tempi dei vari "The Ritual" e "Rock'n'Roll Prisoners", oltre alla presenza dietro alle tastiere del prezzemolino Oleg Smirnoff, ben noto nel giro metal tricolore e con un curriculum che vede collaborazioni con Death SS, Eldritch e Vision Divine. Dopo il breve strumentale "Forsaken World" le danze vengono ufficialmente inaugurate da "Roll the Bone", pezzo ben strutturato e con un gran tiro, che si pone nella scia dell'heavy italiano migliore e che non fa altro che ribadire come la Bud Tribe e l'attuale corso del gruppo livornese guidato da Dario e Rolando Cappanera siano gli unici capaci di portare avanti in maniera sincera e credibile l'enorme eredità lasciata dai fratelli Roberto e Fabio Cappanera, autentico motore della Strana Officina dei tempi migliori.
Se "Holy War" non fa altro che sottolineare quelle da sempre sono le influenze dei toscani, ovvero Saxon, Black Sabbath e Judas Priest, il disco decolla definitivamente con "Mother's Cry", brano lungo e vario, diviso idealmente in cinque parti, seguito poi da "Face the Devil" e dalla struggente "Ghost Dance", brani che sembrano appena usciti da quel capolavoro che fu "Rock 'n' Prisoners" del 1989. I fan della prima ora della Strana Officina, infine, non potranno non apprezzare il ritorno all'uso dell'italiano nella parte finale del disco, con il rifacimento di "Non Sei Normale", "Starrider" e la conclusiva "Non Finirà Mai". Se il primo è infatti un pezzo da Novanta della Strana dei tempi che furono, apparso in una prima versione addirittura sul vinile "Heavy Metal Eruption" nel giurassico 1983, dando di fatto il via alla scena metal tricolore, il successivo "Starrider" aveva invece goduto di una certa notorietà nel 2008 perché scelto dalla Jolly Roger Records per un 45 giri condiviso con un altro gruppo italiano, anche questo poco conosciuto, ovvero L'Impero delle Ombre, formazione che si propone con un doom di gran classe. La conclusiva "Non Finirà Mai", invece, scritta a quattro mani con Dario Cappanera, altro personaggio che definire sanguigno sarebbe riduttivo, è l'ennesimo inno uscito dalla penna di Ancillotti e soci, figlio di una vita che, nonostante le difficoltà e i tanti momenti tragici, continua ad essere guidata da quel mito che si chiama rock'n'roll. Davvero un ottimo album, quindi, interpretato da un gruppo in stato di grazia e con Bud Ancillotti e Leo Milani che si rendono protagonisti di prestazioni davvero notevoli.
E' un peccato che gruppi come questi suonino così poco in giro, ma fa anche parte di scelte precise, si predilige la qualità alla quantità, del resto basta constatare come in quasi vent'anni le varie uscite a nome Bud Tribe siano davvero state centellinate e forse è meglio così. Sicuramente una delle migliori realtà dell'heavy metal italiano di sempre.
Bud Tribe:
Bud Ancillotti: voce Bid Ancillotti: basso
Leo Milani: chitarre
Dario Caroli: batteria
con la partecipazione di Oleg Smirnoff alle tastiere
"Roll the Bone":
1. Forsaken World 2. Roll the Bone 3. Holy War 4. Mother's Cry (a. Promenade, b. Nature's Song, c. The Higher You Fly..., d. Mother's Cry, e. Flight of Icarus) 5. Gates of Hades 6. Face the Devil 7. Ghost Dance 8. Breaking the Spell9. Starrider 10. Non Sei Normale11. Non Finirà Mai
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