Prima di tutto, di chi stiamo parlando? Buddy Guy è un chitarrista e cantante classe 1936. Dopo essersi trasferito, come molti bluesmen del periodo, dalla natìa Louisiana a Chicago, fu una delle punte del movimento West Side nei primi anni 60, quando salì alla luce della ribalta una nuova generazione di musicisti blues neri provenienti dal ghetto ovest della città. Questo movimento, del quale facevano parte tra gli altri tali B.B. e Freddie King, proponeva un nuovo modello di blues, contaminato da elementi soul, che vede come caratteristica preponderante l'affermazione della sezione fiati.
Beh, in questo disco non è presente niente di tutto questo. Sweet Tea non è altro che un disco di blues estremamente graffiante, grezzo, che di sweet non ha proprio niente. Un album tirato ed energico, insomma, come pochi 65enni sanno fare.

Si parte con "Done Got Old", un brano voce - chitarra acustica nel quale il bluesman esprime tutta la sua amarezza per il tempo che passa ("can't do the things I used to do, because I'm a old man"). Un pezzo grezzo e ruvido, con evidenti reminescenze delta blues, nel quale la voce del bluesman ha modo di farsi più espressiva che mai.
Nella traccia seguente, "Baby Please Don't Leave Me", i riff di chitarra e la voce di Buddy Guy vanno a creare un effetto di sospensione, un alone di tensione che si scioglie solo con la fine del brano.
Altro pezzo degno di nota è la 5a traccia, "Tramp", un tipico blues alla Hendrix, che spezza un pò l'atmosfera cupa e vagamente ipnotica venutasi a creare.
"Look What All You Got", "Stay All Night" e "She Got The Devil In Her" altro non sono che dei classici 12 bar blues, tanto semplici quanti intensi.
"I Gotta Try You Girl" è un brano chilometrico (12 minuti!!!), forse un pò pesantuccio, ma caratterizzato da un monotematismo ritmico tale da rendere il tutto quasi ipnotico, cosa che certamente aiuta ad arrivare alla fine evitando la tentazione dello skip.
L'8a traccia, "Who's Been Foolin'You", è senza dubbio il pezzo più spensierato del disco, quasi un rock'n'roll, molto divertente.
L'ultimo brano, "It's A Jungle Out There", rappresenta un degno finale per questo bel disco. Si tratta infatti di un pezzo estremamente gradevole, mite e raffinato.

In conclusione, un disco molto interessante, non tanto per quello che contiene, in quanto non vi è granchè di nuovo rispetto a quanto bluesmen di ieri e di oggi ci hanno fatto ascoltare, ma per come viene interpretato il suddetto materiale, che sprigiona un'intensità ed un'energia straordinaria.

Carico i commenti...  con calma