Charles Hardin Holley, in arte Buddy Holly, nasce il sette settembre del 1936 a Lubbock, Texas. Sin da giovane, influenzato da artisti come Hank Williams, Jimmie Rodgers, Bill Monroe, Lightnin' Hopkins, John Lee Hooker e Ray Charles, decide di dedicarsi a tempo pieno alla musica.

Siamo nel 1953 e il giovane Holly, chiamato così perché il cognome originale perse la "e" a causa di un errore di trascrizione su una locandina di una delle prime esibizioni, forma con un compagno di scuola un duo vocale country-western e hilly-billy, Buddy & Bob. Un gruppo all'apparenza effimero che, grazie ad un programma radiofonico molto popolare all'epoca che porta il loro stesso nome, ottiene un soddisfacente riscontro di pubblico tale da permettere al duo di effettuare alcune registrazioni. Siamo nel 1955 e l'esibizione al Cotton Club di Lubbock  di un giovanissimo e vulcanico Elvis Presley spinge Buddy Holly verso il rockabilly. E' lo spunto iniziale di una breve e folgorante carriera, tra le più importanti ed influenti del rock'n'roll originale. Una vicenda artistica eclettica e talmente fondamentale da avere un enorme impatto persino sui Beatles. E' sempre in quell'anno che alcune esibizioni di Buddy & Bob, tra cui una proprio di spalla a Presley, attirano l' interesse di un talent scout, Eddie Crandall, che decide di portare Holly alla Decca nello stesso momento in cui Elvis Presley sta passando con grande clamore alla RCA. La Decca vorrebbe che il giovane texano seguisse la strada tracciata da Presley e così nel 1956 Buddy Holly incide presso gli studi di Nashville una serie di brani, tra cui un' acerba versione di "That' ll Be The Day", che vengono pubblicati a nome di Buddy Holly & The Three Tunes senza però riscuotere alcun successo. Questi pezzi, tra cui ricordiamo per dovere di cronaca "Blue Days Black Nights" e "Modern Don Juan", non soddisfano nessuno e portano all' immediata rescissione del rapporto con quell'etichetta discografica. E' a questo punto che Holly decide di rivolgersi a Norman Petty, responsabile di uno studio di registrazione nel New Mexico, il quale rimane completamente rapito e affascinato dal repertorio del giovane ed intelligente musicista tanto da fargli reincidere la vecchia "That ‘ll Be The Day", già registrata per la Decca ma rimasta inspiegabilmente inedita. Norman Petty decide inoltre di diventare il manager di Buddy Holly a tempo pieno aiutandolo ad allestire un suo gruppo fisso, i Crickets formati da Niki Sullivan alla chitarra, Joe Mauldin al basso e Jerry Allison alla batteria.

Con questa mitica band Holly inizia ad incidere canzoni, entrate di diritto nella storia del rock'n'roll, per le etichette discografiche Coral e Brunswick, entrambe affiliate della Decca. Inoltre, per non venire incontro a problemi legali con la stessa Decca, il manager di Buddy Holly impone una curiosa trovata discografica: le incisioni del gruppo usciranno a nome Crickets per la Brunswick e a nome Holly per la Coral. In pochissimi mesi vengono pubblicate le prime incisioni di un repertorio unico e di enorme successo basato su semplici schemi ritmici che smussano gli spigoli più taglienti del rock'n'roll e che miscelano le abituali coordinate del country con quelle più sensibili del rhythm'n'blues. Brani immortali con testi che narrano vicende prettamente adolescenziali cantati da Holly con il suo inimitabile stile sincopato o a singhiozzi che tanto seguito avrà nei successivi anni sessanta.

Titoli come la già citata "That ‘ll Be The Day", prima in classifica sia negli Stati Uniti che in Gran Bretagna nel 1957, "Peggy Sue", "Not Fade Away", "Oh Boy", "Words Of Love", "Maybe Baby" ed "Everyday" dimostrano da subito di quanto smisurato talento, intuito e genio fosse dotato questo occhialuto, timido e dolce texano. Un talento unico ed innato che lo hanno fatto diventare uno dei più importanti e sensibili autori dell'intera epopea rock. Un anno, quel lontanissimo 1957, in cui Buddy Holly riuscì a raccogliere le soddisfazioni di un successo rincorso per anni e reso ulteriormente epocale dalla famosissima esibizione del dieci dicembre al prestigioso Ed Sullivan Show. Uno stile innovativo, quello di questo enorme artista, che ha trovato il suo coronamento l'anno successivo grazie ad una nuova serie di canzoni indimenticabili e che portano i titoli di "Rave On", "Think It Over", "It's So Easy", "Listen To Me", "Early In The Morning", "Heartbeat" e "Well... All Right". Tutte cartoline musicali vincenti che umilmente fanno sfoggio della tecnica chitarristica di Holly con la sua Fender Stratocaster, del suo particolarissimo timbro vocale e dell'innovativo uso delle sovrincisioni della voce e della chitarra. Tutti elementi rivoluzionari ed essenziali nell'evoluzione del rock'n'roll e di enorme influenza per artisti come Beatles, Everly Brothers e Beach Boys.

A questo punto Buddy Holly è una star di prima grandezza che già da tempo chiede maggiore libertà creativa e sente fortemente la necessita artistica di esplorare altri generi musicali. Così il musicista texano, dopo aver sposato in gran segreto una giovane ragazza portoricana ed essersi stabilito a New York, decide di rompere il suo sodalizio artistico sia con Norman Petty che con i Crickets. Così nell'ottobre del 1958 ha luogo l'ultima session ufficiale di Buddy Holly che produce brani come "True Love Ways", "Moondreams", "Raining In My Heart" e l'innovativo pezzo composto da Paul Anka, "It Doesn' t Matter Anymore", arricchito dall' elegante presenza di una sezione d'archi. Sono le ultime gemme di un arista che per alcuni decenni rappresenterà un inesauribile patrimonio e fonte d' ispirazione per Beatles, Rolling Stones, Kinks, Grateful Dead, Eric Clapton, Steve Winwood, Elton John, Bruce Springsteen, Elvis Costello, Linda Ronstandt, Joe Ely e decine di altri musicisti. La luminosa cometa di Buddy Holly terminerà infatti la sua breve ma luminosa corsa in una fredda notte di febbraio del 1959 a causa di un tragico incidente aereo in cui perderanno la vita anche i colleghi Big Bopper e Ritchie Valens. Una morte improvvisa e prematura quella di Holly che lascia l' intero mondo del rock incredulo e prigioniero di sensazioni negative che verranno in seguito meravigliosamente semplificate nel brano di Don McLean "American Pie".

Pubblicata nel 2008, "The Very Best Of Buddy Holly And The Crickets", è l'ideale compendio per chi desidera avvicinarsi alla musica di questo importante musicista. Una raccolta completa e ben strutturata che nelle sue cinquanta tracce contiene la storia di buona parte del primo e vero rock'n'roll. Ascoltando queste storiche canzoni una di seguito all'altra è facile percepire il talento di questo ragazzo che riusciva a coniugare perfettamente ritmo, melodia ed immediatezza. Un talento sparito purtroppo troppo in fretta che, nel breve volgere di neppure due anni, riuscì a cambiare le regole del rock'n'roll rivoluzionando lo stile compositivo dei brani, arricchendoli di melodia e donando al rock il suo aspetto più pop. Oltre alla sua opera, ci rimane solo il quesito di quali altri obbiettivi artistici avrebbe potuto raggiungere se in quella infausta notte del febbraio 1959 non fosse salito su quel maledetto aereo. Ma è la stessa domanda senza risposta che ci poniamo ogni volta che pensiamo ad Otis Redding, ai Lynyrd Skynyrd e a Stevie Ray Vaughan che hanno in comune con Buddy Holly la stessa tragica sorte.

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