Nati nel 1973 in Galles, i Budgie capitanati da Bourge, sono una band quasi sconosciuta nell'immaginario colletivo, tuttavia essi sono stati,nonostante non abbiano mai sfondato, indispensabili per l'evoluzione dell'Hard Rock e dell'Heavy Metal. "Never Turn Back On A Friends" è un saggio di tecnica, dimenticato, in cui vengono alla luce le mirabolanti doti del batterista Ray Philips e le particolarissime ugole dei due vocalist Bourge e Shelley. L'unica pecca del disco, forse, è la lunghezza dei brani, infatti cinque tracce su sette superano i cinque minuti e mezzo.
"Breadfan", prima opera dell'album, è introdotta da un riff scattante, reso noto dai Metallica, veloce e rapida si rimane allibiti dalle capacità compositive del trio, ma soprattutto come avevo già detto dalla voce di Bourge supportata e ben amalgamata dalle continue scale esplosive di Shelley e dello stesso Bourge. C'e anche il tempo di rallentare, infatti verso la metà del brano il ritmo cala, quasi rasenta il fondo, per poi lentamente, lentamente risalire la china, amaliatrici le note di basso in questo segmento, e ricominciare calvalcando i riff diabolici precedenti sino alla fine.
"Baby, Please, Don't Go" uno dei migliori lavori dell'opera si rispecchia in un ritornello Rock and Roll anni '60, negli urli di Bourge, vagamente ricordanti quelli di Gillan in Speed King (lungi da me però il confronto), e nell'uso massiccio della tecnica in ogni strumento, il risultato è quello di un brano coinvolgente e stupefacente per la maestria dei compositori.
La traccia seguente "You Know I'll Always Love You", una ballad struggente, triste e commovente che dura solamente 2.17 minuti. Un brano che ti lascia qualcosa dentro sicuramente.
"You're The Biggest Thing Since Powered Milk" brano numero 4, beh per presentarlo basterebbe far sentire l'assolo di batteria iniziale, un minuto e 40 secondi, seguito dai soliti riff grezzi e accattivanti e da un Bourge più arrabbiato, ispirato se vogliamo, che porta per mano le musiche e le conduce con la sua stessa voce fino alla conclusione della canzone. "In the Grip of a Tyrefitter's Hand" non mi ha lasciato molto, a mio parere è il brano che lascia più a desiderare dell'album, troppo massiccio l'uso di tecnica e strumenti. "Ryding my Nightmare" brano lento, la cui caratteristica, peculiarità, è l'uso del coro durante il ritornello, anch'esso come la traccia 3, essendo ritmicamente diverso dal resto dell'album, dura molto poco, 2 minuti e 45 secondi. Infine "Parents" fantastica, i suoi ritmi, i suoi assoli, il suo blues, rapiscono come le parole di un vecchio saggio, di sicuro il brano più maturo del disco e che preferisco.
E' un peccato che questo lavoro sia poco conosciuto e che i Budgie non siano famosi, ma guardandola da un altro lato forse è un bene, cosicchè almeno loro non siano stati trasportati a suon di denari nello Showbiz. Da notare in questo disco, ma anche in altri,l'uso di titoli stravaganti e talvolta nonsense ma pure di copertine Fantasy,s ognanti. Davvero un grande album.
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