Questo lavoro si discosta completamente dagli album precedenti, non v'è paragone stilistico. Se i dischi antecedenti questo fotografavano una formazione capace di sfornare Hard Rock, Hard and Heavy e sprazzi di Metal qui ci troviamo al cospetto di un opera ammiccante l'Heavy Metal, la voce di Shelley è dura, tirata, istrionica come non mai, i Riff rapidi e taglienti, distorsioni laceranti supportati da ritmi altrettanto martellanti, percarità c'è anche da dire che i gallesi non disdegnano le loro origini, cioè il loro standard compositivo, e ci regalano pezzi appartenenti di diritto al loro repertorio.

Scaturisce un lavoro che si inserisce in pieno nel contesto storico della New Wave Of British Heavy Metal, importante per il genere e per le influenze che ha saputo indirizzare verso l'intero movimento del Metallo. Il cambiamento avviene anche a livello di line up, se ne va lo storico chitarrista e vocalist Tony Bourge per far posto a John Thomas. Segno evidente della nuova direzione è la prima track "Foreman Smash". Introdotta da scattanti riff il ritmo viene subito trascinato da fulminei rintocchi della batteria la voce non è ruvida ma incalzante, coinvolgente, penetrante, le parole si susseguono ininterrottamente una dopo l'altra fino a delirare nel ritornello. Tuttavia l'apoteosi compositiva si raggiunge nelle sezioni virtuosistiche che seguono il refrain rispettivamente nella parte centrale e finale dove, attraverso scale infuocate, acide, dispotiche e lancinanti, si possono apprezzare a pieno le capacità a dir poco notevoli del nuovo acquisto Thomas. Irriverente e ribelle, questo pezzo, ritrae in pieno l'idea collettiva di cosa sia l'Heavy Rock. Con l'avvento di "Hellbender" le atmosfere si fanno più cupe, pesanti, il basso è costantemente presente, la voce di Shelley diventa profonda e roca, quasi intimorente, che con la partecipazione della batteria, e di riff altalenanti, infonde ipnotico phatos. Ancora presenti gli assoli, lo stile è differente rispetto alla entry track, infatti qui si può percepire in pieno un approccio compositivo e strumentale votato alla plumbeicità, ad un sound Heavy Metal insomma.

Si giunge così alla terza traccia, forse il capolavoro, o il pezzo più riuscito del disco, che dir si voglia cioè "Heavy Revolution". I Ritmi sono ancora serrattissimi, martellante la batteria, inebriante il basso in sottofondo, parte cantata cattiva, tirata, segnata sopratutto nel ritornello da uno Shelley a dir poco allibbiente capace di prodigarsi in acuti cerberici e devastanti. Anche qui nulla da obbiettare pulizia esecutiva, melodie infuocate, voce straordinaria, si tratta ancora una volta di una composizione compiacente l'Heavy Metal, comunque più energetico e diretto rispetto a quello della traccia precedente. Dopo tre pezzi carichi di potenza è lecito aspettarsi che l'andamento inevitabilmente cali o si debba placare ma, in parte, cosi non è. "Guslinger" si apre con l'incidere delle dolci note della chitarra acustica che duettano con la voce calma e docile, ma ad un tratto le percussioni si accendono, i decibel salgono leggermente, Shelley appare più incisivo ma non raggiunge mai livelli vocali elevati, l'opera così trova il suo zenith nella parte centrale introdotta da un graduale aumento dei suoni emessi dagli strumenti fino a sfociare in un lungo assolo di chitarra, sprezzante e spavaldo firmato Thomas. Brano godibile e transitorio.

Come avevo appena accennato con l'avvento della title track il sound muta. "Power Supply" è una cavalcata di Hard Rock, genuino, elettrizzante, grezzo e diretto trasudato nelle jam di Thomas dalla presenza stabile ed efficace della betteria di Williams e dagli acuti del cantante britannico. Simile a Power Supply è la sua seguente, "Secret In My Head", i riffs sono più veloci ma, la sostanza, è la stessa, isteriche, selvagge amalianti scariche adrenaliniche scaturite dal binomio Chitarra/Batteria. Settima traccia: "Time To Remember" come è facilmente prevedibile dal titolo è una ballad, o per meglio dire una pseudo ballata, cullata per quasi tutto il corso della sua durata da un riflessivo e affascianante accoppiamento fra la voce calma e ferma di Shelley e le dolci e romantiche distorsioni di Thomas che, diffodono magia, in alcuni frangenti l'impatto della melodia e degli strumenti non la rendono propriamente una ballata ma sono episodi minoritari, che completano a loro modo un pezzo strordinario. L'opera si chiude con l'Hard Rock di "Crime Against The World".

In conclusione, per chi ama i primi Budgie questo album potrebbe non piacere, ma, contrariamente a chi li accusava di poca aggressività con questo lavoro verrà in parte smentito.

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