"Potrebbe sembrarti una canzone triste, di qualche pescatore in riva al fiume" ("Solitario", Bugo)
Spesso la pura arte ed i colpi di genio nascono da atmosfere completamente ostili, alienanti.
San Martino di Trecate e Milano sono posti desolanti seppur in modo differente, amalgamati in un miscuglio fatto di sguardi laterali e completa malinconia, consegnano a Bugo le chiavi per accedere al suo capolavoro.
Risaie, lunghi viali polverosi sono le atmosfere evocate da questo disco, scorrono come fantasmi nell' immaginario dell' artista novarese come diapositive di vita orgogliosamente provinciale: sono un'insieme di amori finiti, sana disillusione e sospiri.
Qualcuno ha detto che Bugo è un' artista non convenzionale, sfuggente, misterioso. Golia e Melchiorre lo denuda delle sue emozioni più nascoste, dei sentimenti malcelati da una faccia da finto clown, da chi ironizza sulla propria esistenza.
Storie di ordinario disagio come "Sentirsi da Cane" narrano le sensazioni di un moderno ragazzo della Via Gluck, imbottigliato nella forzata baldoria della vita metropolitana, inchiodato ad una realtà diversa dal vino della sua terra, dai sorrisi veri, dalla semplicità dei piccoli gesti.
"In Grado" e "Che diritti ho su di te" sono momenti di autentica poesia, quando l'amore diventa nostalgia di un' emozione passata, come il vento di una insolita giornata estiva, che fischia portando con se sorrisi beffardi di occasioni mancate, di rimpianti.
La fine è un' insieme di luci fioche nella nebbia notturna delle risaie, quando la vita si addormenta e i pensieri si allargano in un piccolo corollario di ricordi di un' Italia che non esiste più, rastrellata in un insieme di foglie secche.
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