la terra gira, hai la nausea ognuno pensa a fare pausa le stringhe stringono forte e tu ti senti un solitario” (Bugo, "Solitario")

Negli ultimi anni pochi hanno smosso le acque della torbida musica italiana, nessuno lo ha fatto con la sfrontatezza e la naturalezza di Cristian Bugatti, in arte Bugo. "La Prima Gratta" è il suo primo disco, e si sente.

Le sonorità sono esclusivamente lo-fi, e danno il senso di claustrofobia, di congestione sonora, nel quale è il caos a farla da padrone, una ricerca stilistica evidente, piena di esperimenti coraggiosi. Bugo è un alieno venuto da un pianeta lontano, erede della provocazione di Rino Gaetano, dello stile di Lucio Battisti, aspetti che in quest’album sono embrionali, se non del tutto assenti. In queste 20 tracce lo stile obliquo di Cristian prende forma in quello che sarà il lavoro più inaccessibile, più intimo della sua carriera. Lo sfogo si esprime mediante confusi avvenimenti metropolitani, disagi che l’artista esprime mediante fotogrammi, immagini che si rivelano come dipinti, espressione eloquente del suo imperante senso di inadeguatezza.

Il contrasto tra ironia e malinconia, assurdo e reale, lo mostra allo stesso tempo come vittima (Spermatozoi) e carnefice (Quante menate che mi faccio) della propria esistenza. La solitudine si mischia alle luci soffuse di una Milano notturna, si sintetizza con i sentimenti e i divertimenti, rendendo il tutto meccanico, come Bugo spiega in "Oggi come sto" e nella tenera "Solitario". Atmosfera di parole celate, di camminate solitarie e momenti di incomprensione quotidiana, mostrano un anima pregna di arte, ma non pronta per la spremitura. Bisognerà aspettare quattro anni e tre album per averla, ma "Golia e Melchiorre" è un altro discorso… .

Consigliato a chi ama il lo-fi e il Beck di "Mellow Gold", sconsigliato a chi odia Bugo. Purtroppo i detrattori dei cambiamenti non sono pochi.

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