A.D. 2011: Bugo pubblica "Nuovi rimedi per la miopia", prodotto da Saverio Lanza, ma nessuno se lo aspetta. Un po' per l'assenza di promozioni e di comunicati prima della pubblicazione, un po' perché il disco di per sé è un disco diverso dagli altri di Bugo: si è messo a fare un "disco democristiano”, "si è venduto alle major”, fa l'artista visivo e come se non bastasse di punto in bianco si trasferisce in India (!) e addirittura si sposa.

Il disco si apre con "Nonhotempo", brano up-tempo che ben esprime la situazione dell'autore, sempre di corsa; della fuga dall'ambiente precedente parla anche "E ora respiro", forse uno dei brani cardine dell'album. "I miei occhi vedono" è il brano a cui è ispirato il titolo del disco, forse la prima vera ballata romantica di Bugo (brano dedicato alla moglie) e dal sound a metà tra "Oh My Love" di Lennon e "Cold Brains" di Beck. "Mattino" è una canzone euforica, quasi fastidiosa per il milanese medio tutto routine e menate. "Il sangue mi fa vento" risale al 2004-05, ma rimase inedita e viene pubblicata dopo anni in questa versione che galleggia nell'aria, ed ha uno degli arrangiamenti più belli dell'album. Esaurita la spensieratezza, "La salita" apre la sezione più ombrosa del disco: "una croce da portare", "il vento soffia contro", Bugo contro i molti che non lo capiscono e la fatica del quotidiano. "In pieno stile 2000" parla dell'uomo del 2011, delle sue nevrosi, della sua noia che lo porta ad essere pieno di cose, pieno di sé ma vuoto dentro. "Comunque io voglio te" è l'altra canzone d'amore del disco: per nulla spirituale, molto concreta, parla della fatica della vita di coppia e dell'amore che, prima di essere un sentimento ed un piacere, è un legame vitale, un bisogno e una lotta. "Lamentazione nr. 322" è una preghiera a Dio su la base elettronica, a testimonianza del fatto che Bugo non è (più?) un esistenzialista. A chiusura del disco, "Città cadavere": se il pezzo precedente era una preghiera, ora Bugo sentenzia che qui, nel mondo d'oggi, "Dio non c'è, oppure è la sua vendetta". Ovvero: dove stiamo andando a finire?

Il disco si può riassumere in 4 concetti: mutamento, combattimento, cecità, liberazione.
C'è chi lo definisce un disco pop piatto e senza anima, ma per me è uno dei dischi più genuini e profondi che Bugo abbia fatto.

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