Cristian Bugatti, in arte Bugo, nato a San Martino di Trecate, Novara. La sua è davvero storia di come ancora oggi si possa uscire a testa alta dalla mischia. Operaio in fabbrica, autodidatta che studiò i primi accordi tra casa e leva militare. La sua storia è del tutto regolare, come quella di tanti (io compreso), è lui che non è propriamente regolare; esempio ne è uno stralcio di questa intervista in cui alla domanda
“Quante possibilità ci sono che "Benzina Mia" diventi il più grande successo Lo-fi Pop'n'Roll della storia italiana? “
Bugo rispose:
“Allora se 3 X 4 = 12 e un Ero è 1937, l’altezza di un nano è più bassa della bassezza di un giocatore di basket, così facendo la percentuale di anidride carbonica libera aumenta. Si, se ragiono così ci sono buone possibilità”.
A parte questo, 'Sentimento Westernato' esce nel 2001 stesso anno dell’uscita de 'La Prima Gratta', piccola variante sta nell’etichetta, 'La Prima Gratta' con Bar la Muerte/Snowdonia mentre 'Sentimento Westernato' con Wallace Records/Bar la Muerte/Beware!. E’ inutile parlare della lunga gavetta del nostro benamato Cristian tra mille tentativi andati a più o meno buon/mal fine, “La pianta movente”, “Pane, pene, pan”, “Questione di eternità”; in realtà Bugo, più di ogni altro, deve il suo successo attuale ad un vero passaparola fino a quel fatidico (e forse maledetto) giorno in cui si presento all’itinerante “Brand New Tour” di MTV (..qualcuno non conosce MTV?). Siamo nel 2002, nel 2003 arriva ad aprire il concerto degli Zwan all’Alcatraz di Milano. Poi si sa, “Dal lofai… ..”, “Golia e Melchiorre..”.
Torniamo al nostro 'Sentimento Westernato'; non sopporto chi mi parla di Cristian (fosse mio fratello… .!) come del Beck italiano di Novara; senza nulla togliere, ci mancherebbe, all’artista losangelesiano, ma c’è tutta questa somiglianza musicale tra i due?! Forse si, ma Bugo lo vedo più graffiante, schizzato, più improvvisatore e, ti dirò, anche più simpatico. Logicamente si tratta di opinioni.
Il disco: certamente più maturo del precedente, senza aver perso la caratteristica principale della musica del piemontese, il lo-fai genere spaghetti western improntato sempre su di una notevole confusione mentale e fisica, si presenta letteralmente piacevole. Il mix è lo stesso de La Prima Gratta, e forse è proprio questo uno dei difetti che possono essere attribuiti a questo secondo episodio della saga Bugatti; potremmo infatti dire che l’effetto sorpresa è svanito e di questo lavoro difficilmente potrebbe colpirci la novità; non c’è la novità ma non ci sono neanche trucchi, è un buon disco. Acustico ed elettrico vengono miscelati con la solita verve metropolitana del Bugo migliore; i testi sono espressione di un cantautorato tanto originale e ironico (e onirico… ?!) quanto sovversivo e inquieto. La realtà è che nei dischi del piemontese trovi di tutto, blues, rock, canzoni d’autore, lo-fi, “hip-hop” (non in questo album), folk, pop. Come detto sopra, non è però la novità che dobbiamo qui cercare (a meno che non sia il primo suo lavoro che ci accingiamo ad ascoltare), piuttosto un progetto riuscito e, tra l’altro, particolarmente bene.
“Vorrei avere un dio”, prima traccia, è un blues/rock acustico interessante, che rende consapevoli di come il nostro non abbia la sola fama del personaggio mattacchione e sghembo; si tratta qui di un piccolo genio, e l’ho potuto constatare dal vivo un paio di anni fa, apriva un concerto degli Afterhours. Per quanto adori la band del Sig. Agnelli ho rimpianto veramente l’uscita del signorino Bugatti, giuro. I testi: molti lo hanno avvicinato, o comunque hanno accostato il suo nome a quello di un certo Lucio Battisti, non capisco in ogni caso la relazione di concausa; indubbiamente geniali, come lui infondo. Basta enunciare qualche titolo per rendersene conto: “Son drogato di lavoro”, “Io berrò alcool”, “L’amore è spentoff”, “Benzina mia”. Abbiamo alcune parti cantate in inglese (è vero, non è una bugia!!), perché come ha ammesso il Cristian: “E’ la moda che me lo impone” … … …
Concludo silurando tutti quelli che prendono il suddetto artista come un buffone; è un cantante, come dice lui stesso (ironicamente ma con tono serio e deciso), di Serie A; un personaggio che può fungere da modello a chiunque che con le sue canzoni ammette l’importanza di non prendersi mai troppo sul serio e testimone di una evoluzione economica, sociale, politica, emozionale/sentimentale, che forse ci sta sfuggendo di mano, con uno umor intelligente e profondamente quotidiano.
Un applauso a Cristian Bugatti.
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