Qual'è l'idea dominante riguardo i gruppi metal della nostra penisola degli anni '80? Che fossero band poco originali, anzi molto derivative, e che suonassero tutte un metal datato e molto hard-rockeggiante, comunque sia un metal che non ha mai detto nulla di nuovo.

Gruppi come Death SS, Astaroth o Adramelch hanno di certo contribuito ampiamente a smentire queste dicerie, ma come dimenticare l'apporto fondamentale dei milanesi Bulldozer? Una band Thrash Metal, che proponeva un rock estremo con una continua tendenza all'indurimento, sino a sfociare addirittura in sonorità adiacenti al Black Symphonic Metal e a un Death Metal primordiale, sempre comunque venato degli influssi dei loro maestri ispiratori: Venom e Motorhead (a riprova della fedeltà del gruppo alle proprie origini cito la cover di "Overkill" di Lemmy, presente nel live "Alive In Poland"). Un gruppo molto originale e per un certo verso anche in anticipo sui tempi, e la riprova è questo "Neurodeliri" che mi accingo a recensire.

Uscito nel 1988 (assieme a "... In Death Of Steve Sylvester" dei Death SS, "Back From The Ruins" dei Vanexa e "Rock'N'Roll Prisoners" della Strana Officina), l'album è dedicato alla memoria di Dario Carria, ex membro e fondatore del gruppo, morto suicida: infatti il titolo "Neurodeliri" si riferisce al nome del gruppo creato dallo sfortunato bassista prima di togliersi la vita. Date le circostanze, l'ouverture del disco (una traccia fantasma) è affidata ad un organo lento e funereo, accompagnato con compostezza solenne dagli altri strumenti, ma poi spazzato via dall'irrompere della title track, "Neurodeliri", appunto: un pezzo ai limiti del Black Metal, tanto da anticiparne il filone sinfonico, almeno per quanto riguarda il suono, mentre i testi fanno continuo riferimento al suicidio dell'amico; la voce di AC Wild (sorta di Cronos di casa nostra, cantante e bassista) è un growl rabbioso e graffiante e i tre (gli altri due per chi non li conoscesse sono il chitarrista Andy Panigada ed il batterista Rob "Klister" Cabrini) offrono una grande prestazione, che esprime tutto il loro dolore e la loro rabbia. Segue "Minkions", sorta di anglicismo maccheronico che farebbe pensare ad una canzonetta, mentre l'ascoltatore viene letteralmente aggredito da un Thrash cattivissimo, veloce e pestato; la canzone parla di tutte le rockstar che si credono dei in terra e, perdendo il contatto con la realtà, sono appunto dei "minkions"; la batteria è un muro di fuoco e la chitarra di Panigada si lancia in assoli da capogiro. La successiva "We Are... Italians" è più in stile Motorhead nella melodia, solo ovviamente con il doppio della velocità e della potenza! Il testo pare dapprima elencare i difetti che gli stranieri possono trovare nel nostro paese, per poi girare la frittata e dire che l'Italia forse è il più bel posto del mondo e che gli stranieri che ci criticano forse sono anche peggio di noi. Dopo questo ripasso della lezione motorheadiana i Bulldozer ci regalano "Art Of Deception", con evidente riferimento a tutti gli imbrogli di cui è capace la classe politica: anche questo pezzo spacca di brutto con un Thrash devastante, per poi cedere il passo verso la fine alla melodia e a un duello meraviglioso tra la chitarra di Panigada e il nostro A C Wild alle tastiere, qui in versione addirittura Deep Purple (Pino Scotto docet? del resto anche i Vanadium erano milanesi!).

Un grazioso arpeggio acustico stile ukulele hawaiano ci introduce a "Ilona Has Been Elected", arpeggio che mi fa ogni volta sbellicare dalle risate perchè viene poco dopo spazzato via da un riffone violentissimo, quasi Black Metal, che ne riprende il tema: è un pezzo spaccaossa, impreziosito da un assolo folle supportato da una sezione ritmica devastante: da spaccarsi la testa a forza di fare headbanging; il testo parla dell'ipocrisia di una società che considera Ilona Staller una prostituta senza fare i conti con tutte le persone peggiori nascoste dietro un paravento di rispettabilità: meglio la leader del "Partito dell'Amore" che i politici corrotti della nostra classe dirigente! Segue "Impotence", canzone irriverente, ironica e misogina, un pò più melodiosa della precedente ma sempre spinta al massimo; la misoginia, per tutti coloro cui sorgesse la curiosità, consiste in questo brano nel confrontare la possibilità della donna di fingere l'orgasmo con l'impossibilità dell'uomo impotente anche solo di avere rapporti. Musicalmente il pezzo è buono, ma non è tra i miei preferiti, anche se il gruppo lo inserì stabilmente nelle performance live assieme a "Minkions", mentre io preferisco senza dubbi la track successiva: "Mors Tua, Vita Mea", un pezzo violento che parla di violenza, un concentrato di potenza e velocità, un vero pugno in piena faccia, un thrash talmente estremo che in alcuni punti mi fa venire in mente i Deicide di "Scars Of The Crucifix": e siamo solamente nel 1988!! Chiude l'ottimo disco l'ottima "Willfull Death", anche questa, come si evince facilmente dal titolo, dedicata all'amico suicida: è un pezzo che compendia in sè tutte le sfaccettature dell'album: si passa da parti in uno stile che anticipa il Black Metal sinfonico, lente e quasi doom, a parti più veloci, thrash, o altre in cui torna fuori l'influsso motorheadiano; dopo l'ultima sfuriata il riverbero della chitarra elettrica sfuma e lascia il posto alla funerea e ferale outro, "You'll Be Recalled", un'altra traccia fantasma, con l'organo che riprende il tema di "Neurodeliri".

Concludendo, questo è un album per tutti coloro che apprezzano il metal che spacca le ossa, ma con qualche strizzata d'occhiolino alla melodia e alla musica dei gruppi del passato, e che avrebbe meritato un maggiore risalto, almeno secondo me. Un disco da cui traspare tutta l'ironia che è un pò la cifra dei Bulldozer, un'ironia che si fa anche satira sociale, come nel caso di "Ilona Has Been Elected": peccato che questa sarà l'ultima uscita discografica in studio per la band, che ci regalerà nel 1990 "Alive In Poland" e si scioglierà poi di lì a poco (a dire la verità uscì anche il bizzarro "Dance Got Sick", ma si trattò di una fugace reunion del 1992 che portò poco buoni frutti). Vi lascio con il refrain della title track:

Filled by desperation

Another fallen angel's suicide

NEURODELIRI!!

NEURODELIRI!!!

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