Anche Burt è caduto nella trappola del giovanilismo coatto? O è solo un'opera la sua che ci restituisce un Bacharach armato più di buoni propositi che di buoni risultati? Ebbene sì, il 77enne (!) autore nonché compositore di gioiellini come "Raindrops Keep Fallin' On My Head", "I Say A Little Prayer, Anyone Who Had A Heart", "Walk On By" o "Arthur's Theme", insomma uno dal passato di tutto rispetto, si dà uno scrollone al Bacharach che conosciamo, si toglie frac e farfallino e indossa dei più confortevoli e sobri abiti comuni (come immortalato dalla copertina) a rimarcare il fatto che stavolta, questo disco è fatto di canzoni più crude ed essenziali, oserei dire "più impegnate" senza cioè quel "sinfonismo" e quella ridondanza produttiva che avevano caratterizzato le sue produzioni precedenti.

Dopo aver passato una vita a cantare l'amore, le passioni e il privato, il buon vecchio Burt rispolvera la sua colt da vecchio cow boy e spara brani quali "Who are these People", nel quale la voce dell'amico fidato Elvis Costello ci canta "Chi sono questi individui che non ci hanno raccontato altro che bugie?... Qualcuno li fermi!" con chiari riferimenti alla politica di Bush o la solenne e patriotica "Go Ask Shakespeare", dove un Rufus Wainwright più ispirato che mai "spera in un mondo migliore. Dovrà aspettare a lungo ma non si arrenderà". Certo, le intenzioni non sarebbero male, purtroppo quelle intenzioni non collimano sempre con i risultati e infatti è la parte squisitamente musicale a risentirne di più. Le basi di Dr. Dre, più conosciuto come il produttore di Eminem, non scrollano affatto di dosso la melassa, il languore e la mielosità di sonorità pseudo-lounge di cui il nostro (con tanto di orchestre alle spalle) si è sempre circondato.

Gli si potrebbe chiedere qualcosa di diverso a 77 anni? Certo, era da parecchio che non usciva un disco firmato esclusivamente a suo nome e sicuramente i fatti delle torri gemelle lo avranno scosso non poco, a quanto dichiara lui nelle poche interviste concesse e gli avranno fatto da moto propulsore per rimettersi a lavorare. Ma il disco, che Bacharach definisce "un pugno nello stomaco sferrato con un guanto di velluto" al di là di tante parole sembra più un pugno fiacco e intimidito: un plauso al ritrovato sano orgoglio americano con partecipata indignazione o un'operazione tutto sommato tiepida e insapore come le minestrine precotte servite in certi ospizi? Ai DeBaseriani romantici e calati in questa dimensione buonista del Natale lascio scegliere l'ipotesi più consona.

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