Ed eccoci all'Arca dell'Alleanza del black metal (o se qualcuno preferisce, alla Lancia di Longino).

Il lavoro d'esordio di Kristian Vikernes (che presto cambiò il suo nome all'anagrafe in "Varg", "Lupo", ritenendo il primo troppo cristiano), personaggio tristemente famoso per le sue presunte simpatie di estrema destra, per aver bruciato svariate stavkirker con l'apparente obiettivo di decristianizzare il territorio una volta pagano, e soprattutto per la controversa questione dell'omicido di Euronymous, frontman dei Mayhem.

Ad onor di cronaca, e per chi non lo sapesse, "Uruk-Hai" richiama il nome di una razza d'orchi nell'opera di J.R.R. Tolkien, e Vikernes, che non aveva ancora fondato il progetto Burzum (Oscurità, nella stessa lingua), e che allora amava agire con lo pseudonimo "Count Grishnackh", realizzò il suo primo solo-project con tale monicker.

Un'operetta in sei atti, di puro raw black, senza fronzoli, estremamente approssimativo, contaminato in alcuni punti da quel dark-ambient che diventerà la sua ruota portante in futuro; sei tracce pressoché indistinguibili tra loro, che non lasciano un attimo di tregua, senza titoli, ché se li avessero potrebbeo essere "Ea, Lord of the Depths" o "Feeble Screams from Forest Unknown", ad indicare la prima, sconcertante, somiglianza con le miliari tracce delle successive, spietate, releases a nome "Aske" o "Burzum": screaming ferino e soffertissimo, quasi a riecheggiare sulla sputtanevole guitar-line, drum machine e chitarra a creare un ritmo serrato e infernale, ricco di martellante e disarmonica ripetitività, al limite dell'ipnosi.

Spicca l'ingresso della traccia 01, con quell'organo (?) stridente e quasi spaventoso, la 03, con il suo incipit che richiama "Rundgang um die transzendentale Säule der Singularität" di "Filosofem", la 05, con il suo incedere corposo e pesante (senza dubbio la miglior realizzazione dell'album), la 06, sintesi ottima di 03 e 05, salvo poi sfociare in un assurdo assolo di synth di fronte al quale non si può non sorridere.

Da segnalare, oltre alla qualità audio assolutamente infima, nessuna prolissità black, nessuna "The Frost Frozen Moon Shines Above the Pale Mighty Trees of Dark Norwegian Northern Forests at Millennium Midnight" da quattordici minuti e mezzo.

Senza dubbio non un capitolo fondamentale nella saga Burzum, ma interessante da ascoltare nel tentativo (non vano) di identificare i germi ed i granellini di sabbia che sarebbero diventati la gigantesca perla che Vikernes ha rappresentato per la musica fino ad oggi.

Voto all'album 3,5.

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