[Allora: l'autore del disco qui recensito ha espresso ed esprime posizioni politiche e ha commesso (e istiga altri a commettere) azioni che a DeBaser ripugnano. In fin dei conti, però, si parla di musica: quindi pubblichiamo comunque la recensione. /DeBaser]

Burzum (aka Count Grishnack, aka Varg Vikernes, avrò sicuramente sbagliato a scriverli) è un... beh sí... diciamo pure che non ve lo troverete di fianco durante la messa domenicale, a meno che non abbia in mano una tanica di benzina, inoltre difficilmente vi dimostrerà la sua simpatia se non siete biondi, con gli occhi azzurri, alti e con la pelle chiara (io sono cosí per cui siamo grandi amici).

Ma Burzum è in prigione (indovinate per cosa? beh non voglio rovinarvi la sorpresa...) e cosí dopo avere fatto alcuni cd davvero ottimi di puro black metal, tra cui citerei Aske (emblematica la copertina) ora può usare solo un sintetizzatore (tra l'altro i cd pre-galera erano quasi tutti fatti solo da lui, con la drum machine al posto di un batterista in carne ed ossa) e quindi si fa i suoi album dalla cella, dove dovrà restare (penso) fino al 2014 (ma dove vorrà ritornare subito dato che fuori ci saranno i Mayhem ad aspettarlo, Mayhem di cui Burzum ha ucciso un membro, Euronymus).

Per cui abbiamo Hildskjalf e questo Daudi Baldrs, tra l'altro dall'artwork e dalla confezione digipack davvero splendido.
Mentre Hildskjalf è più oscuro, questo è più medievaleggiante, anche se i suoni, esattamente gli stessi midi del vostro computer, che poi sono solo violini archi pianoforti e timpani, danno al tutto una cupezza davvero unica.

Peccato che ascoltato una volta non lo ascolterete piú. La media è di un riff a canzone ripetuto all’infinito con alcune variazioni e inoltre il tutto sembra fatto da una bambina di due anni con la tastierina Fisher-Price, questo non è Burzum. Burzum è finito da tempo, così come questo non è metal ma atmospheric black (cosa voglia dire non lo so però è di sicuro musica da atmosfera).

Soporifero, evitatelo come la morte.

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