Era da parecchio tempo che non mi "Imburzumavo". Poi, una, sera, ho ascoltato dopo molti anni Umskiptar, del 2012 e ciao...ripartita la carrellata ritroso nel tempo, e nel giro di qualche giorno, mi sono appioppato quasi tutti i suoi dischi.
Sempre piaciuto Burzum. L'ho sempre trovato un grande artista, proprio per il fatto che è un uomo di merda. Sì, avete capito bene.
L'artista è una presenza astratta, è un individuo che per tentativi cerca la bellezza. L'artista cerca una forma di espressione per comunicare con le persone comuni.
Questo è l'artista Varg Vickerness, questa è la sua tangibile forma di espressione, che non ha nulla a che vedere con chi è lui nella vita comune: Un essere spregevole, un assassino, un fanatico, un totalitario...un ex carcerato...
Era la fine degli anni novanta. Hvis Lyset Tar Oss e Filosofem stavano già scioccando il mondo da diversi anni...e mentre la stampa specializzata additava tali dischi come capolavori del black metal e del dark ambient, Varg, era già in prigione, e ci sarebbe rimasto ancora a lungo. Il giudice lo aveva infatti condannato a ventuno anni di reclusione, per aver accoltellato a morte Euronymous, chitarrista e co-fondatore dei Mayhem, gruppo per il quale Varg, figurava come bassista.
Durante la detenzione, Varg passava molte ore a leggere appassionatamente di mitologia nordica e folclore scandinavo, al punto da essere folgorato dall'idea di registrare un nuovo disco. A tale proposito, gli fu concesso il solo uso di un sintetizzatore, per un periodo di tempo limitato, motivo per il quale avvenne il suo forzato passaggio dalla musica pesante, al dark ambient e al minimalismo.
Daudi Baldrs, nasce come primo capitolo di una trilogia -rimasta tutt'oggi incompiuta - incentrata sui miti nordeuropei. In questo caso abbiamo una trasposizione prettamente musicale del mito di Baldr, uno dei figli di Odino, e della sua morte avvenuta a causa di una cospirazione divina. L'album avrebbe dovuto includere delle parti narrate, che non fu possibile registrare, perché a Vikernes non fu data la possibilità di utilizzare un microfono.
Il sintetizzatore di Vikernes, riproduce melodie semplici - quasi elementari - e anche a chitarre elettriche spente, mantiene la stessa concezione compositiva, fatta di parti ripetute, avvolgenti ed ossessive. Il clima si snoda tra parti claustrofobiche e intermezzi medioevali. Le melodie asfittiche, sembrano includere la malinconia, desolazione e solitudine, provata dall'autore durante la prigionia.
Daudi Baldrs va dunque preso nella sua omogeneità e interezza, come una sorta di tragicomico De Profundis sonoro, che si maschera dietro le passioni letterarie di Varg, ma tradisce inesorabilmente il suo stato d'animo: un reportage sonoro di asfissia e desolazione da ascoltare almeno una volta nella vita...
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