Letteralmente rinati con “The Kingdom” di due anni fa, i Bush proseguono nel loro percorso di rinascita con il nuovo “The Art Of Survival”.
Squadra che vince non si cambia, e quindi la formazione della band viene consolidata e confermata rispetto alla prova precedente: oltre all’ex Helmet e Institute Chris Traynor, entra in pianta stabile Nik Hughes alla batteria (stavolta presente anche in fase di registrazione del disco) e si conferma al basso Corey Britz. Assieme all’ormai centralissimo leader Gavin Rossdale, produce il confermato Erik Ron, ultimamente a fianco dei Black Veil Brides.
Il nuovo lavoro del quartetto britannico si pone in continuità con il precedente, pur spingendo maggiormente sul lato heavy della proposta della band. Se in “The Kingdom” il nuovo vestito “metallico” era a volte in secondo piano, qui si spinge decisamente sull’acceleratore, e la chitarra di Traynor disegna traiettorie sì post-grunge (come nella migliore tradizione del gruppo), ma con un gusto aggressivo ben definito ed ispirato ai migliori nel genere.
Il palese tributo agli Alice In Chains del secondo singolo “Heavy Is The Ocean”, difatti, apre il disco, con la band che poi entra in un territorio maggiormente rassicurante con “Slow Me”, più affine al periodo d’oro di “Razorblade Suitcase”. Della stessa parrocchia anche la corganiana “Judas Is A Riot” e “Identity”, mazzate post grunge perfettamente calibrate per formare uno stile unico e riconoscibile; la seconda è frutto della collaborazione di Rossdale e soci con Tyler Bates, produttore e compositore cinematografico già al fianco dei Marilyn Manson. Assieme ai Bush già nel lavoro precedente, qui collabora anche alla scrittura della bella “Kiss Me I’m Dead”, dall’afflato vagamente sabbathiano.
Il lead single “More Than Machines” è quasi alla Korn nel suo incedere serrato ed aggressivo, ed ha rappresentato come si deve il contenuto dell’album, che si concede un po’ di quiete con la pur buona “Creatures Of The Fire”, solito momento à la “Glycerine” che farà felici le tante fan del cinquantaseienne Rossdale (sempre in forma invidiabile), e con la dilatata chiusura “1000 Days”.
Altro centro pieno per i Bush, che si possono ormai certificare come rinati e di nuovo in pista.
Brano migliore: Heavy Is The Ocean
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