Tra i più criticati nell’ondata grunge dei primi anni novanta (più che altro per aver sfruttato l’apoteosi nirvaniana a fini di classifica), i Bush del sempre più centrale Gavin Rossdale si sono rivelati, contro ogni previsione, tra i più longevi della cricca, e pubblicano il loro ottavo album in studio “The Kingdom”.

Originariamente intitolato “The Mind Plays Tricks On You” e previsto per lo scorso anno, il nuovo lavoro (come tanti altri in piena crisi Covid) ha subito diversi rinvii, anche per l’aggiunta di un paio di brani, uno dei quali è il secondo estratto “Flowers On A Grave”, splendida bordata che apre l’album in maniera perfetta. Anche l’ultimo membro originario, il batterista Robin Goodridge, se n’è andato un anno fa, e a sostituirlo troviamo Nik Hughes, entrato stabilmente in formazione (anche se, esclusi due brani, l’album è stato inciso da Gil Sharone).

E proprio i nuovi arrivati imprimono un andamento diverso ai brani, ispirati (come anticipato da Rossdale) dalle band metal con le quali i Bush hanno condiviso i palchi negli ultimi anni: il suono si fa quindi molto più duro e spesso (grazie anche alla produzione di Tyler Bates, sodale di Marilyn Manson), con impennate molto vicine al metal come nel caso della titletrack e di “Quicksand” (tra System Of A Down e primi Papa Roach). Si tratta quindi di un parziale ritorno alle origini, parziale perché proprio il cambio di drummer porta ad una sezione ritmica molto più essenziale ed affine alle influenze citate; spariscono quindi i grovigli ritmici di Goodridge che davano un taglio più particolare ai brani, ma vista la nuova veste sonora non è affatto un male.

“The Kingdom” è anche il disco dove l’ottimo chitarrista Chris Traynor si prende definitivamente la scena, proponendo una serie di riff ispiratissimi (“Blood River”, miglior brano del lotto per distacco, ma anche “Send In The Clowns”), ed ovviamente il tutto va a coronare la bellissima voce di Rossdale, sempre in primo piano (in alcuni casi pure troppo, in particolar modo nella parte finale del disco). Non manca la ballad epica “Undone”, sulla scia di “Glycerine” e “All Night Doctors”.

Persino il basso di Corey Britz ha il suo momento di gloria in “Bullet Holes”, singolo e pure colonna sonora principale di “John Wick 3” con Keanu Reeves (amico di lunga data di Rossdale, che aveva recitato con lui nel cult “Constantine”): il brano parte da un omaggio a “Bullet The Blue Sky” per poi esplodere in un fragoroso refrain, con il solito Traynor sugli scudi.

Davvero un gran bel ritorno per la band londinese.

Brano migliore: “Blood River”

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