Gruppo già stato presentato in precedenza da altri colleghi recensori. Promemoria sintetico? Semplicemente uno dei padri fondatori dello Sludge Metal.

Nella Carolina del Nord, nel lontano 1989, viene partorita questa creatura denominata "Buzzov•en" dalla mente di Kirk "Reverend Dirtkicker" Fisher. Dopo lo scioglimento avvenuto nel 1999, il gruppo tornò a farsi sentire sulle scene, più locali che internazionali, in tempi davvero recenti e avrebbe in mente di continuare seriamente.
Fisher rimase l'unico membro fisso di un gruppo che incappò in vari problemi durante la loro avventura: problemi di droga e disturbo bipolare di Fisher (che starebbe tutt'ora combattendo con presunto successo) e continui cambi di line-up, tanto che militarono diversi nomi conosciuti della scena Sludge della Carolina del Nord e non solo (T.Roy Medlin dei Sourvein e Dave "Dixie" Collins dei Weedeater, tanto per fare due nomi).

Dopo diversi EP e il disco di debutto "To A Frown" (1993), tra le pietre miliari del primo Sludge, furono notati dalla Roadrunner Records (che al tempo era ancora indipendente) che diede loro la possibilità di rilasciare nel 1994 proprio "Sore", che definirei il lavoro più rappresentativo dei Buzzov•en.

E' proprio la title-track "Sore" ad avviare questo sporco viaggio attraverso l'astio e la negatività dell'essere: subito un macigno di oltre 9 minuti, giusto per mettere in chiaro a chi e cosa stiamo di fronte, un brano diviso tra tossica forza sovrumana e momenti di pura, grigia e lenta sofferenza.

Un disco che sa di eroina e crack. Le grida di un uomo in seria astinenza da questi veleni... e forse non è tutta finzione.

Con gli ultimi sforzi riescono a dare vita alla ferocia di "Unwilling To Explain", "Behaved" e "Done", pezzi decisamente Hardcore Punk; "Should I" e "Hollow" (tra le tracce migliori), invece, sono brani che fanno caposaldo su cigolanti e costanti feedbacks, basso ultra-distorto e ultra-lento, dove le urla del Reverendo Fisher raccontano disperatamente, in senso figurato, di degrado sociale. L'antifona è questa, senza mezzi termini.

Se ci fossero delle maracas, sarebbero distorte a chiodo pure quelle. Ma una volta terminato l'ascolto, tutto è distorto ai nostri occhi ma soprattutto alla nostra mente.

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