Siamo oramai giunti al quinto episodio de "Alla scoperta del Death metal dimenticato" e voglio ancora restare in Norvegia; la scorsa volta ho parlato dei Darkthrone e di come fossero, agli esordi, ben altra cosa da quello che sono adesso. Parlare di "Hallucinating Anxiety" forse servirà a mettere ancora più in forse l'affermatissimo binomio Norvegia-Black Metal.

I Cadaver nascono nel 1988, muiono nel 1992 e risorgono nel 2000 sotto il nome di Cadaver Inc (più o meno come fatto dai Cancer e in maniera altrettanto fallimentare data la proposta anacronistica); ma dal 1989, anno di uscita della loro prima demo, al 1992 si può dire che abbiano contribuito alla nascita del Death in Europa. L'album in questione risale al 1990, stesso anno di "Soulside Journey" e di "Diabolical Fullmoon Mysticism" dei conterranei Immortal. Questi tre dischi hanno in comune il fatto di essere tre dischi Semi Death pubblicati nello steso anno in un posto che con questo genere non c'entra niente. Da lì a un paio di anni sarebbe esploso il movimento Black che, possiamo contarcela finchè vogliamo, continua ad essere il genere principe in Norvegia. Non solo, saranno proprio gli Immortal e i Darkthrone i portavoce della Nera Fiamma e anche i Cadaver verranno influenzati dal nascente genere per il loro successivo, storico Lp "In Pains".

Come spesso accade, questa band viene costantemente trascurata quando si tratta della storia del Death anche se sta di fatto che ha avuto un ruolo importante e tutt'ora è considerata da alcuni band di culto. Personalmente ritengo il valore artistico della band decisamente basso, anzi, ritengo che le belle canzoni dei Cadaver si contino sulle di dita di una sola mano, tuttavia non posso negare il loro peso nell'avanzata (badate bene, non nell'evoluzione) di questo genere anche qui nel vecchio continente.

Premetto che dai Cadaver non bisogna aspettarsi grandi cose visto che in realtà parlare di Death Metal se non proprio una forzatura, è almeno un'imprecisione; se si esclude la presenza del Blast Beat, il Growl (a parer mio pessimo e talvolta strozzatino) e qualche riff un po' più cattivo si potrebbe benissimo dire che è un disco Thrash particolarmente cattivo. Diciamo che alcune cose degli Slayer o dei Testament non hanno nulla da invidiare in fatto di potenza e aggressività al rifframa di questo "Hallucinating Anxiety". Ben altra cosa sarà invece il lavoro successivo, come dicevo con qualche influenza Black e dalle "melodie" decisamente più gelide. Qui invece rimane ancora quella maledetta maleducazione dei Thrasher, quelle chitarre dure, quella registrazione da garage. Un lavoro, in poche parole più vicino al Death Metal per il sound che non per l'approccio. Per fortuna ci pensano alcune sfuriate cieche (e brutte seconde me) tipiche del neonato Grindcore fatte di riff semplici ma velocissimi e un blast beccheggiante che fa venire il mal di mare.

La struttura delle canzoni è generalmente questa: un bell'attacco di chitarra che promette mari e monti, un'accelerazione insulsa, un rallentamento buono, lo stesso rallentamento che inizia a stufare, lo stesso rallentamento che oramai ti ha scassato le palle, un altro riff buono, un'altra accelerazione insulsa, un rallentamento insulso, un rallentamento buono, un'accelerazione insulsa, un riff buono e un urlo del cantante. Insomma si è sempre lì lì per addormentarsi quando "arriva l'anticristo e porta il riff"; scherzi a parte, proprio quando tutto sembra perduto i Cadaver ce la fanno a finire le canzoni in maniera dignitosa accontentando chi vuole calci sui denti. Il batterista (che è anche cantante) non fa un gran che, anzi, a parte il Blast Beat di tecnico non fa proprio nulla; ricorda un po' quel tale Chris Refeirt degli Autopsy solo che almeno lui predicava la filosofia delle cose fatte male, i Cadaver no. Stessa cosa si può dire per il chitarrista, "mente" del gruppo che poteva benissimo fare giardinaggio invece che suonare la chitarra; tanti riff sembrano sparati a cazzo e gli altri sembrano copiati da qualcun altro. Ma è qui che sta la genialità di questo gruppo, perché i loro brani, nonostante sappiano di vecchio, di noioso e di trito e ritrito, non li hanno copiati proprio da nessuno; le canzoni Death noiose le hanno inventate loro (non solo, ma qui si parla di loro). Il basso, non sto esagerando, si sentirà tre volte in dodici tracce e la mancanza si sente; la batteria, come se non bastasse, è mal registrata (il rullante sembra la cassa e la cassa sembra il tom grande).

Ma se amate il metal vecchio o se amate il Death vecchio e nuovo, tutto ciò può essere perdonato; io gli rifilerei volentieri un bel due, ma così facendo potrebbe sembrare che gli tolga valore storico. Non sia mai, che il mondo sappia cosa erano i Cadaver e cosa hanno fatto per il Death metal. Ancora una volta non riesco a trovare altre parole per definirlo se non storico.

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