C'è stato un tempo, in Italia, in cui vigeva l'irritante (a dir poco) definizione "musica leggera " per classificare tutto ciò che non era assimilabile alla cosiddetta musica classica. Quasi ad implicare che, all'infuori dei vari Bach, Mozart, Beethoven, fino agli albori della musica dodecafonica, tutto il resto fosse di secondario rilievo. E questo, con buona pace di tutti coloro che avevano composto ed eseguito in chiave jazz, era semplicemente idiota ed infatti ha avuto sempre torto Bennato ad intonare un motivetto (quello sì leggero e stolto) dal titolo "Sono solo canzonette". La musica si può articolare in vari generi e certe classificazioni hanno sempre lasciato il tempo che trovano. Quello che conta è il risultato che arricchisce la sensibilità musicale dell'ascoltatore.

Di esempi in tal senso, in tanti decenni a questa parte, se ne possono trovare un'infinità ma, nel caso di questa mia recensione, vorrei evidenziare un'opera particolare che rientra in quell'autentico continente musicale costituito dal Brasile, con un autore di grande rilievo come Caetano Veloso e di un suo album dal titolo "Araca azul" pubblicato a fine 1972. Per chi non sapesse o ricordasse, Veloso è stato fra gli animatori, dalla metà degli anni 60 in poi, del movimento tropicalista che irruppe nel panorama musicale brasiliano fermo ai ritmi della samba, immettendo quelle sonorità inedite che provenivano dall'area anglo americana (perlomeno tutto ciò che era conseguito dai Beatles in poi , con un forte accento acid rock targato West Coast yankee) . Un vero e proprio terremoto culturale e una fonte di preoccupazione per l'allora regime militare brasiliano che aveva messo nel mirino gli esponenti tropicalisti tanto da disporre, a fine 1968, l'arresto di Caetano Veloso e Gilberto Gil, ovvero i due musicisti tropicalisti più emergenti con canzoni troppo scomode per il regime (soprattutto con un brano già dal titolo eloquente come "Prohibido prohibir" ) Dopo qualche mese di detenzione, i due erano stati condannati all'esilio che passarono per due anni e mezzo in Inghilterra.

Successivamente rientrati in patria, la produzione discografica di Caetano Veloso (che non aveva rinunciato a comporre nella permanenza a Londra) procedette e ci regalo' dischi ancor più maturi come "Transa" e soprattutto questo "Araca azul" . Di quest'ultimo vanno ricordati due particolarità. La prima è costituita da un incredibile flop commerciale, al punto che molti acquirenti, abituati ad ascoltare una musica comunque melodica anche da parte di Veloso, restituirono ai negozi di vendita discografica la copia acquistata dell'album (fatto decisamente insolito).

La seconda particolarità è conseguente alla prima : lo stile compositivo dell'album risulta completamente avulso da qualsiasi intento melodico (e proprio per questo richiede un ascolto attento, che un fruitore musicale frettoloso non riuscirebbe ad effettuare) . Ma l'ascolto concentrato viene comunque premiato perché non si può non notare quanto Caetano Veloso si dimostri un grande artista pop sperimentale. Il flusso sonoro dell'album, articolato in 10 brani senza soluzione di continuità, accentua al massimo il sound tipico di Veloso che, sempre nello spirito del tropicalismo, miscela alla perfezione echi di samba, rock psichedelico, noise music, su un tappeto ritmico di percussioni africane (tanto per non dimenticare che tutta la musica del Novecento è fortemente connessa al continente nero) ed improvvisi accenni orchestrali che rimandano a colonne sonore da films della saga di James Bond. L'effetto complessivo è decisamente intrigante e colto (giusto nel solco anche dello stile del movimento brasiliano di poesia concreta ) e l'ascoltatore rimane proprio spiazzato e piacevolmente sorpreso (sapendosi prestare a questa esperienza immersiva) in tanti passaggi dell'lp. Tanto per rendere l'idea (e questo è uno fra i tanti esempi che si potrebbero fare) il brano "De conversa" non presenta musica né testo, semmai ci propone una babele di voci e versi che vagamente suggerisce vaghe ed incerte linee melodiche , mentre nella seconda parte del brano subentra il richiamo al motivo "Cravo e canela" a firma di Milton Nascimento e Rolando Bastos.

Certo questa resta l'opera più complessa nella vicenda musicale di Caetano Veloso, che proseguirà fino ai giorni nostri con dischi mai banali e sempre degni di nota. A mio avviso comunque, resta il fatto che "Araca azul " è ancora oggi una luminosa dimostrazione di come sia possibile realizzare musica sperimentale senza annoiare l'ascoltatore già dotato di un'adeguata preparazione a percepire sonorità curiose e stimolanti (della serie : chi pensa che siano solo canzonette e non digerisce il modo di fare musica di autori come Frank Zappa, Brian Eno, Miles Davis solo per citarne tre fra i massimi, è pregato di astenersi dall'approcciare un lp come "Araca azul"..).

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