In continua evoluzione musicale, con nuove idee motivate dal successo del precedente lavoro Rajaz, l’ultima fatica per il cammello porta ancora una volta un cambio di rotta. La magnifica copertina è la sintesi perfetta di questo particolare e coraggioso disco: un’atmosfera dolce e fiabesca, rotta dal passare in lontananza di un treno che si muove verso chissà dove! E’ forse uno sguardo sul proprio passato, un uomo maturo che guarda dall’alto il proprio se stesso bambino, mentre lontano un treno a vapore (la vita?) prosegue il suo cammino sibilando lungo i binari della propria esistenza. Ed è proprio il fischio di un treno in partenza ad aprire il disco, primo capolavoro dell’album, con un frizzante flauto di Latimer ed un finale carico di angoscia e malinconia (…di giorno o di notte, al buio o alla luce, torna da me, allo stesso modo in cui parti. Allora puoi sempre trovarmi nei tuoi sogni…) che sbocca, senza soluzione di continuità, in “Simple Pleasures”, composizione dalle sonorità blueseggianti con lunghi e deliziosi fraseggi di chitarra. Non si tratta di un concept, le composizioni sono slegate concettualmente ma unite dal un comune significato, la magia dell’esistenza (…quando ha lasciato la stanza il suo profumo riempiva l’aria. Sono trascorsi trent’anni, è ancora lì…).
Sono davvero tanti i riferimenti al passato, all’eterno fanciullo che abita ognuno di noi come nella acustica-pastorale “A Boy’ s Life” (…provo a vedere attraverso i tuoi occhi, ma la vita continua a cambiare il punto di vista. Siamo così diversi? Dopo tutto è la vita di un ragazzo…). Flauti, chitarre acustiche e tastiere si intersecano in un turbine di emozioni dense di significato. Il ritmo incalzante del finale del brano introduce uno dei momenti più pittoreschi del disco, ma oserei dire anche dell’intera discografia dei Camel:”Fox Hill”. Sono ancora le chitarre acustiche, sostenute dalle tastiere di Guy Leblanc ad aprire il brano. Si narra la storia della caccia alla volpe, una storia finita male…ma non per la volpe Tod, che non sarà mai acciuffata! Anzi è proprio lei a sfidare gli aristocratici inglesi in questo gioco (...”beh, sono un abile schivatore” disse la volpe. “Non mi prendono mai, no. Conduco tutti loro in una danza allegra”…). Intorno ai quattro minuti troviamo un interessante duetto di chitarra e tastiera che riprende il tema iniziale, per chiudere ancora una volta con Latimer ispiratissimo.
I pochi versi di “The Miller’s tale”, uno dei miei pezzi preferiti, riportano alle tipiche atmosfere cameliane costruite su un arpeggio di chitarra accompagnato dal flauto onnipresente. Qui Latimer si supera, in pochi versi canta magnificamente, poi l’atmosfera si incupisce e subentrano prepotentemente violoncello ed oboe in un finale in crescendo (…e i due amici tornarono a casa. Non c’è bisogno di parole. Sono come una cosa sola. E ora l’estate è finita, la luce sui campi invecchia…). L’immancabile strumentale targata Camel, riconoscibilissima, mantiene alto il livello dell’album. E’ un brano interessante, anche dal punto di vista compositivo, ma che forse scende un gradino sotto a “Sahara” del precedente Rajaz. C’è tuttavia un grandissimo lavoro alla batteria con notevoli variazioni ritmiche. Si arriva così alla conclusiva “For Today”, l’unica che vede anche la firma di Leblanc in un disco le cui liriche sono appannaggio del leader e di sua moglie Susan Hoover. Le ferite dell’attentato alle torri gemelle dell’11 settembre sono ancora aperte, ma nell’amara consapevolezza che niente sarà più come prima, il disco chiude con un barlume di speranza (…niente dura per sempre, non ci sono seconde possibilità, non perdere mai un giorno, vivi sempre ogni giorno…).
A nod and a wink non è solo l’ultimo disco di inediti della band inglese, è forse il più intimista. Un album che parla tanto dello stesso Andy e che ha il merito di andare oltre certi schemi di scrittura che spesso vengono imposti ai musicisti. E’ anche l’album meno progressive, meno pop, meno sperimentale, ma sicuramente vi accorgerete sin dalle prime note che è un gran bel disco. Ed è dei Camel.
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