Nel corso dei primi anni settanta si sviluppò quella corrente musicale che siamo soliti definire Progressive-Rock: certe band, come Yes e Genesis acquisirono molta fama ma poi, con l'avvento di nuovi generi, cambiarono radicalmente stile, e in peggio; altre band invece, come i Camel, si fecero strada più silenziosamente (non troviamo la loro firma su pietre miliari del calibro di "Foxtrot" o "Close To The Edge") ma non caddero mai inesorabilmente in basso, nemmeno quando tutto sembrava perduto (ah, il 1977...).
Peter Bardens (Tastiere) ed Andrew Latimer (Chitarra e Flauto) sono le anime guida del gruppo: le canzoni portano tutte la loro firma ed ampio spazio è occupato dai loro assolo, di gran lunga superiori alle parti vocali, in quantità e in qualità. Se infatti il capolavoro dei Camel è per molti "The Snow Goose", che è un disco interamente strumentale, ci sarà un motivo...

"Moonmadness" è il quarto album della band, che non supera il suo predecessore (appunto "The Snow Goose") in bellezza ed originalità, ma mostra ulteriori miglioramenti dei quattro, che ora sono in grado di cimentarsi in tempi dispari ed in parti soliste sempre più coinvolgenti.
Dopo l'interessante marcetta strumentale "Aristillus", ecco "Song Within A Song", una tipica canzone prog che contiene parti differenti tra loro: inizia in modo molto calmo, addolcita dal flauto e da voci calde e avvolgenti per poi passare ad un bellissimo assolo di sintetizzatore e concludersi con un gran finale.
Anche la strumentale "Chord Change", che contiene spunti più Jazz, non è male. "Spirit Of The Water", cantata da Bardens, è un intimo duetto tra piano e flauto, che riesce a sorprendere sin dalla prima volta che viene ascoltato. Due brevi minuti di pura magia musicale. Ma ecco che cala il ritmo... "Another Night", eccezion fatta per il buon intermezzo strumentale, non dice assolutamente nulla, così come "Air Born", che all'inizio sembra promettere chissà cosa, ma poi stufa.
La conclusione però è onorevole, con la visionaria "Lunar Sea". Il quartetto non avrebbe potuto trovare un titolo più azzeccato per questa canzone: ok, un "mare lunare" non può esistere, ma queste atmosfere riescono a farci immaginare come potrebbe essere! Veramente fantastico: Bardens butta fuori tutta la sua creatività giocherellando (non è un termine sminuitivo, intendiamoci) col suo synth, mentre Latimer ci mostra il suo grande talento facendo parlare la sua chitarra. E tutto su tempi molto difficili, perfettamente retti dall'eccellente sezione ritmica (Doug Fergunson al basso ed Andy Ward alla batteria).

In conclusione un disco che non può mancare agli amanti della band, ma che potrebbe piacere molto anche ad un semplice amante del Progressive meno ostico e difficile all ascolto: melodie straordinarie nella loro semplicità, così potremmo descrivere in poche parole lo stile dei Camel.

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