Mia prima DeRecensione, per cui... non sparate sul DeRecensore, fa quello che può...
E' il 1981 quando Andrew Latimer&Co. si ripropongono al grande pubblico con questo album, due anni dopo il non certo straordinario "I can see your house from here" e un anno prima dell'ancor meno irresistibile "Single Factor". E’ innegabile che certe sonorità targate anni '80 facciano sentire la loro ingombrante presenza in questo concept album, che ha tuttavia a mio parere un fascino e una compiutezza all'altezza dei loro lavori migliori.
Vi si racconta la storia (tra il vero e il romanzato) di un soldato giapponese (Hiroo Onoda, "addomesticato" in Nude), ritrovato molti anni dopo la fine della seconda guerra mondiale su un'isoletta sperduta del Pacifico, a combattere una guerra che per lui non era mai finita, ma che paradossalmente non era nemmeno mai realmente iniziata.
L’impatto iniziale con la storia non è francamente dei migliori: City life-Nude sa un po’ di plastica e di pop facile, ma forse questa sensazione di vago fastidio è parzialmente voluta e il testo sottolinea la sensazione di estraneità del personaggio nei confronti di una frenetica vita cittadina, nella quale non sembra trovarsi a proprio agio. Le fa subito da contrasto l’apertura sinfonica (che si distende poi in suggestivi assoli di chitarra) di Drafted, in cui si introduce il protagonista della storia con la sua reazione un po' naif nei confronti della propaganda bellica: siamo nel 1942 e a Nude, come a tanti altri giovani, la patria sta facendo un'offerta che (come direbbe don Vito Corleone) lui non potrà rifiutare: un'offerta di arruolamento nell'esercito.
Cupi giri di basso (Colin Bass), ritmi marziali e drammatici temi per chitarra, sottolineati da echi che attraversano i canali stereofonici (Docks), dipingono l’inizio della guerra del nostro protagonista. La compagnia viene però sorpresa da una tempesta che la costringe a prendere frettolosamente terra (Beached), e per una strana sorte Nude viene inconsapevolmente abbandonato da solo in una sperduta isoletta del Pacifico. La frenesia dei brani precedenti viene rimpiazzata da un'atmosfera di grande pace e armonia. Il flauto di Mel Collins (o di Latimer? il libriccino allegato al CD non aiuta a sciogliere il dilemma) dilaga tra suggestive ambientazioni esotiche (Landscapes) e sommesse percussioni tribali (Changing Places). Nude trascorre quasi trent’anni in questa sorta di paradiso terrestre, ma echi lontani di una marcetta marziale (Pomp & circumstance) ci avvertono che la storia di Nude su questa isoletta sta per avere fine.
Come i richiami delle sirene di Ulisse, gli inviti a tornare (Please come home) suonano falsi e ingannatori, ma ancora una volta Nude non ha molta scelta, e si appresta a dire addio a quella che per trent'anni è stata la sua casa. Le tastiere di Duncan Mackay e la chitarra del solito Latimer suonano per l’ultima volta pacate e distese (Reflections), presto rimpiazzate dai ritmi frenetici e incalzanti del (cosiddetto) mondo civile (Captured). Una marcetta bandistica (The homecoming) accoglie l’eroe redivivo, ma l’oblio prende presto il posto dell’entusiasmo e Nude viene "amorevolmente accolto" in un istituto di igiene mentale.
Nude urla tutta la sua disillusione e rabbia per le bugie (Lies) che una volta di più gli sono state propinate, disillusione e rabbia a cui dà voce la chitarra di Latimer in uno dei suoi assoli più famosi. In occasione del suo cinquantesimo compleanno i dipendenti dell'istituto preparano una festa di compleanno (Birthday cake), ma Nude è lontano: verrà visto l’ultima volta nell’estate del 1972 a parlare con alcuni marinai in un porto vicino. Le percussioni di Andy Ward (qui alla sua ultima performance con i Camel) si spengono in lontananza (Nude's return), e insieme a loro la mia (De)recensione.
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