Più di vocalist come Messiah Marcolin e Robert Lowe, i Candlemass sono l'emanazione del genio musicale di Leif Edling, principale songwriter della band di Stoccolma. E' lui che ha "traghettato" una delle più importanti realtà del doom metal mondiale in un complicato periodo: quello che va dalla pubblicazione di "Chapter VI" nel 1992, a seguito del quale i doomsters svedesi, ormai perduta la bussola, si sono praticamente sciolti. Edling decise di dedicarsi ad un side project, con la pubblicazione nel 1995 di "Abstrakt Algebra", omonimo disco di una creazione che avrebbe avuto breve vita, ma che allo stesso tempo avrebbe rilasciato il suo forte anelito sperimentale in "Dactylis Glomerata" e nel successivo "From The 13th Sun", album dati alla luce con Bjorn Flodkvist dietro il microfono. Lavori tra i meno apprezzati e conosciuti dei Candlemass, frutti di un evidente periodo di appannamento, forse dovuto più alla mancanza di un singer adatto che non all'insufficienza di soluzioni o di un songwriting meno ispirato.

"Dactylis Glomerata" vede la luce il 13 aprile del 1998, primo ed unico disco targato Candlemass con Michael Amott alla chitarra, dopo la dipartita di Mats Bjorkman. Due sono le considerazioni principali riguardo questo lavoro: la prima riguarda la voce di Flodkvist. Chi lo ha preceduto (Marcolin) e chi lo seguirà più in la (Lowe) può contare su un'estensione e una teatralità decisamente maggiore, in grado di adattarsi perfettamente alle partiture oscure, epiche e marziali di una realtà come quella dei Candlemass. Eppure, la voce flebile e abbastanza "canonica" di Flodkvist dona a DG quell'aura di essenzialità che non guasta. Il secondo punto da rimarcare è legato al leggero cambio di rotta: questo platter suona decisamente meno "epic" se paragonato ai primi tre lavori. Si potrebbe dire anche meno "doom", sicuramente più vario. Si prenda l'iniziale "Wiz", una sorta di stoner abrasivo e incalzante, lontano anni luce dai Candlemass precedenti. In questo senso una certa influenza può essere ricollegata ad Amott, che con i suoi Spiritual Beggars ha costituito, almeno inizialmente, uno degli esempi più interessanti di stoner rock in terra scandinava. Più classic "I Still See The Black" che veleggia sulle tipiche atmosfere dei Candlemass più ossuti, anche se l'anomalo bridge si segnala come uno dei momenti più riusciti del cd.

La sensazione è che i Candlemass di "Dactylis Glomerata", pur tentando un diverso approccio alla materia, meno standardizzato, non siano stati comunque in grado di elevare la loro proposta a determinati livelli qualitativi. La lunga "Dustflow" ci ripropone una band che "sperimenta" una sorta di "psichedelia da cantina" e se il risultato non si può certo accantonare, si percepisce che è una sostanza che non gli appartiene del tutto. Simile per composizione e struttura è "Apathy", ma la sua maggiore fruibilità la rende più apprezzabile della song prima citata. Non è forse un caso che "Karthago" sia spesso considerato come il pezzo più riuscito di DG: proprio quello più doom oriented, una sorta di anticipazione di quel doom/thrash che caratterizzerà il ritorno di Marcolin nel 2005 con l'omonimo disco.

Figlio di un momento di evidente sbandamento, "Dactylis Glomerata" si segnala come il primo vero lavoro in cui Edling e soci hanno tentato, in maniera non del tutto convincente, di distaccarsi dal doom epico e "religioso" di full lenght quali "Nightfall" e "Ancient Dreams". Siamo al cospetto di un vagito minore, flebile, ma parte di quel lungo cammino che ha reso i Candlemass una delle realtà più apprezzate del genere.

1. "Wiz" (4:05)
2. "I Still See The Black" (6:19)
3. "Dustflow" (9:24)
4. "Cylinder" (1:22)
5. "Karthago" (6:37)
6. "Abstrakt Sun" (6:40)
7. "Apathy" (4:07)
8. "Lidocain God" (3:31)
9. "Molotov" (1:30)

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