Nell'approcciarsi a dischi bizzarri come questo è facile trovarsi di fronte ad un bivio: l'originale idea alla loro base dovrebbe portarci a considerarli dei capolavori o dovremmo piuttosto prenderli come delle immani stupidaggini?

I Caninus si presentano come "The World's First Ever Animal-Fronted Band". In altre parole, si tratta di un gruppo di quattro musicisti dediti ad un tradizionale grindcore, tra l'altro di discreta fattura, che sostituisce però con i versi di due pitbull il ben più comune cantato in scream o growl tipico del genere.

È proprio questo punto a porre il recensore di fronte al bivio accennato in apertura: da una parte vi è una certa ammirazione per la trovata, senz'altro originale e tutto sommato ben motivata (dicono sul loro profilo myspace che, mentre in buona parte dei gruppi simili i cantanti tentano di simulare dei versi belluini, loro hanno deciso di utilizzare degli animali veri) dall'altra molti dubbi sorgono riguardo all'effettivo valore artistico della loro proposta musicale.

Diciamo innanzitutto che la musica suonata dai quattro è comunque, nel suo genere, piuttosto piacevole, pur non presentando grandi innovazioni di sorta: un classico, semplice grindcore con forti influenze hardcore (d'altra parte sembra che almeno due dei musicisti in forza al gruppo facciano parte della line-up dei Most Precious Blood) dalle ritmiche per lo più non esageratamente sostenute, purtroppo realizzate nel disco recensito attraverso l'uso di un'anonima drum machine (una delle maggiori pecche dell'opera), in cui trovano spazio rare aperture melodiche ("Brindle Brickheads", il cupo incipit di "Fear of Dog") e riff quasi noise ("Misunderstood Machines").
Qualcosa in più si sarebbe potuto forse fare in fase di produzione (a tratti il basso è pressoché impercettibile) ma d'altra parte sorprende come i versi dei cani leghino effettivamente con la musica, ed è probabile a questo proposito che i maggiori sforzi in fase di missaggio siano stati dedicati proprio a rendere il più naturale e fluida possibile l'unione tra la musica ed il "cantato" (non saprei come altro definirlo) dei due pitbull.

Anche dopo questa breve analisi persiste tuttavia il dubbio iniziale e forse l'unica soluzione per scioglierlo è quella di considerare il disco in questione come un semplice divertissement senza grandi pretese, nel qual caso, fermo restando che non ci troviamo assolutamente al cospetto di un lavoro imprescindibile, lo scopo sarebbe stato pienamente raggiunto, meritandogli pertanto un'abbondante sufficienza complessiva.

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