Chicago, 1994: un fulmine a ciel sereno. Un gruppetto di brufolosissimi liceali (la media viaggia sui diciotto anni), guidato dai seminali fratelli Kinsella, decidono di mettere in musica le proprie turbe adolescenziali. Figli illegittimi dell'hardcore che aveva già aperto le proprie porte all'aMMore (Rites of Spring e Embrace in primis, con il fantasma di Huskers e Descendents sempre vigile), ma, al passo coi tempi, pesantemente influenzati dalla scena indie dei '90 (Pavement e Superchunk prima di tutti), istituzionalizzano un po' (scelta non arbitraria) quello che, negli anni successivi, sarà chiamato "emo".

La tanto breve quanto sognante epopea dei Cap'n Jazz (si sciolsero l'anno successivo, nel '95, dopo aver pubblicato questo loro unico disco) è un'altra delle prove che mostrano quanto il successo sia beffardo, e anche un po' coglione. Infatti, il qui recensito esordio dall'improbabile e chilometrico nome, più semplicemente conosciuto come "Schmap'n Schmazz", pubblicato originariamente a bassissima tiratura per la minuscola Man With Gun Records, è ora, dopo che i nostri sono diventati quasi un cult per gli adolescenti americani e non, un cimelio per i collezionisti, mentre raccolte come "Analphabetapolothology" (1998, Jade Tree Records, mica pippe), contenente la loro intera opera (compresi i singoli e il materia per gli splits), sono costantemente ristampate.

Il successo non è però frutto del caso, vista l'universalità del loro sbraitare. Senza nessuna pretesa erudita (sfigati doc quali erano, vennero snobbati anche dalla critica), la loro è semplicemente musica per adolescenti fatta da adolescenti: canzoni che sanno di pippe malinconiche, di amori platonici, di litigi contro un mondo spesso ingiusto, di lacrime e di sorrisi ma anche di vicende più serie (in "Yes, I Am Talking to You" vi è un verso come i'm dying to tell you I'm dying, per dirne uno), viste però sempre sotto l'occhio amaramente inerme del liceale medio. Rumorismi disordinati quanto le tempeste ormonali di un qualsiasi guaglioncello che pensa alla propria ragazza boom-boom e la (di)sgraziata voce del diciassettenne (!) Tim Kinsella, a metà tra svogliate cantilene e urla di rabbia impotente, che ricorda, a tratti, il Milo dei bei tempi andati: non basta altro. Non basta altro, infatti, per dare al mondo uno degli album più saccheggiati degli ultimi dieci anni di musica. Da dove credete che attinga, per la gioia delle major, il nuovo filone di "bands", con virgolette testuali d'obbligo, per teenagers? Da questo disco, creato da cinque sfigati, che ha fruttato, sì e no, qualche spicciolo. Ma, si sa, le rivoluzioni le fanno sempre i coglioni.

Conta solo che nel 1994 quattro ragazzini come me hanno urlato in presa diretta al mondo i propri sentimenti, nella dimensione più vera, spontanea e genuina possibile. 

E' il disco delle vostre adolescenze.

Ciascuno gli dia il proprio significato.

Elenco e tracce

01   Little League (03:57)

02   Oh Messy Life (02:03)

03   Paddle Splashers (02:07)

04   Flashpoint: Catheter (03:21)

05   In the Clear (01:58)

06   Yes, I Am Talking to You (02:32)

07   Basil's Kite (02:36)

08   Bluegrass (01:08)

09   Planet Shhh (03:00)

10   The Sands Have Turned Purple (02:45)

11   Precious (02:39)

12   ¡Qué Suerté! (03:03)

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