Quando all'inizio degli anni '90 nelle sale cinematografiche uscì "Nikita" diretto da Luc Besson e interpretato da una bellissima e fatale Anne Parillaud nei panni di una giovane punk ribelle e che diventa poi un serial killer per i servizi segreti francesi, il film divenne immediatamente oggetto di culto. Questo succedeva per la trama carica di scene di azione, la tensione, il drammatismo nella scena finale e per la bellezza incredibile di Anne Parillaud, ma soprattutto perché oggettivamente il personaggio di Nikita era molto particolare: un killer spietato, eppure alla fine così fragile e capace di spezzare il cuore agli spettatori. Non è stata la prima volta che abbiamo visto sul grande schermo una eroina di questo tipo, né l'ultima: come non menzionare infatti "Kill Bill" (secondo me sotto molti aspetti il film della consacrazione di Tarantino, al di là di se si tratti del suo migliore film o meno, ma per l'introduzione sistematica di alcuni cliché poi pure abusati nel tempo), che credo che come popolarità sia impareggiabile e un mito destinato a durare negli anni. Da allora gli esempi si sprecano, così nel cinema di azione come in quello di fantascienza, dove del resto appare più facile dotare di una certa forza sovraumana una donna, perché appartenente a una specie aliena oppure un'androide.
Nella specie qui ci troviamo davanti alla seconda casistica, perché "The Machine" del regista Caradog W. James riguarda l'applicazione di progetti di natura cibernetica applicata a soggetti gravemente feriti oppure morti e sui quali viene impiantato un impianto a livello cerebrale capace di "riattivarli" sul piano motorio e dove la sfida consiste nel dotare questi esseri bionici anche di una intelligenza artificiale avanzata. Siamo nel Regno Unito e il contesto è quello di una guerra fregga tra le forze occidentali e la Cina a causa dell'aggravatsi di tensioni relative Taiwan. Lo scienziato Vincent McCarthy è a capo di un progetto militare segreto che si dedica al perfezionamento delle tecnologie indicate e nella speranza di creare il famoso solito "soldato perfetto". Ma la verità è che il suo lavoro, sostenuto dall'aiuto della brillante scienziata Ava, è segretamente e all'oscuro dei vertici militari, dedicato principalmente a trovare una soluzione alla Sindrome di Rett cui è affetta la figlia.
Gli sviluppi sono facilmente intuibili sin dal principio e da quella che è stata la premessa di questa recensione, quindi non vale la pena di anticipare altro per quello che riguarda la trama di un film che riprende una mescolanza di temi ricorrenti nel cinema e nell'immaginario di fantascienza di questi anni. Inevitabilmente il pensiero può andare al più popolare e molto più riuscito "Ex Machina", ma le storie sono molto diverse e non c'è confronto tra l'ottimo film di Alex Garland (che comunque è uscito due anni dopo nelle sale cinematografica) e la qualità complessiva di "The Machine", che si perde nella ripetizione di alcuni cliché che fanno forse presa sul grande pubblico, ma che poi non hanno una vera e propria sostanza.
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