Pubblicato nel 1971, "In The Land Of Grey And Pink" è l'album che consacra i Caravan come una realtà molto rilevante in ambito progressive e uno dei gruppi principali della cosiddetta "scuola di Canterbury". La mia modesta conoscenza in fatto di gruppi canterburiani non mi consente di fare confronti precisi tra la relativa scena e il restante panorama prog, mi permetto solo di affermare che la scuola di Canterbury propone una variante molto melodica del rock progressivo.
In effetti la musica dei Caravan non è elaborata e complessa come quella di King Crimson e Genesis, sebbene il loro corredo sia costituito dagli stessi elementi: fiati, tastiere, mellotron, richiami al jazz e atmosfere classiche. Rispetto agli standard progressivi, le loro partiture sono più semplici e lineari, le loro melodie sono meno solenni, più serene. Lo si può constatare subito nelle prime due tracce, "Golf Girl", il cui incedere moderatamente allegro porta alla mente il più scanzonato Syd Barrett, e "Winter Wine", campionario di tenue e briosa psichedelia. Seguono "Love To Love You (And Tonight Pigs Will Fly)", solare canzone d'amore in sette ottavi, e la suggestiva "In The Land Of Grey And Pink", anch'essa frutto di una vaga ispirazione barrettiana (il testo contiene tra l'altro un riferimento non troppo vago all'(ab)uso di marijuana: "And when it's dark our boat will park on a land of warm and green/ Pick our fill of punk weed and smoke it till we bleed, that's all we'll need"). Chiude l'opera la lunga suite "Nine Feet Underground" (quasi 23 minuti), divisa in otto atti, summa della loro arte equilibrata e romantica che alterna toni ora sereni e ora vagamente nostalgici e conclude con un sorprendente finale quasi hard rock.
L'edizione in cd comprende anche cinque bonus track: due inediti, "I Don't Know Its Name (Alias The Word)" e "Aristocracy", una versione strumentale di "Winter Wine" chiamata "It's Like To Have A Name Next Week", la versione originale con testo diverso di "Golf Girl", intitolata "Group Girl", e infine "Dissociation/100% Proof", un remix degli ultimi due atti di "Nine Feet Underground". Tutto in nome di un bel prog semplice, melodioso e delicato. Altri tempi.

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