Ad un anno di distanza dall’ottimo "Necroticism", i Carcass tornano in studio di registrazione. Vuoi un po’ per divertissement, un po’ per testare la sintonia tra i due axe-men Bill Steer e Michael Amott, gli inglesi danno vita al "Tools of the Trade" EP, uno degli episodi meno noti nella carriera di questo gruppo. L’EP potrebbe essere descritto come un'appendice a "Necroticism", in quanto riprende i classici temi gore e lo stile si mantiene su quello del precedente full-lenght.

Il contenuto (quattro canzoni per meno di venti minuti), è, tutto sommato, piacevole, sebbene alla fine dell’ascolto rimanga l’amaro in bocca. Vi domanderete come mai mi esprimo così... e prontamente rispondo: in questa piccola opera i nostri sembrano dei ragazzini talentuosi che mimano i veri Carcass. Troviamo conferma a quanto dico ascoltando appunto "Tools of the Trade": se si esclude la title-track, pezzo più vicino allo stile di "Symphonies", le altre canzoni sono roba trita e ritrita, come "Pyosisified (Still Rotten to the Gore)", che, come suggerisce il titolo, non è altro che una ri-registrazione di "Pyosisified (Rotten to the Gore)". Riff sentiti e risentiti anche in "Hepatic Tissue Fermentation II", che prende in prestito qualcosa da "Carneous Cacoffiny", tanto per cambiare. Infine, per concludere in bellezza, cosa troviamo? ...ma ovviamente "Incarnated Solvent Abuse", singolo estratto da "Necroticism" e piazzato anche qua per la nostra felicità.

Insomma, il disco è buono, si tratta sempre dei Carcass, non gente qualunque; l’unica pecca è la mancanza di innovazione, ma è anche comprensibile, dato che ci troviamo di fronte ad un EP. Lo consiglio a chi ha preso confidenza coi Carcass pur non avendolo mai sentito e a chi sia alla ricerca di un ascolto scorrevole e divertente.

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