Io odio la mia ex! La odio pesantemente, con il cuore, con la mente e con tutto il corpo. Non una ex a caso, ma proprio quella ex. Perché solo una, perché proprio quella? Semplice, mi ha fatto soffrire più di ogni altra.
“Le donne sono tutte uguali: ti ficcano la mano in bocca, ti prendono il cuore, te lo strappano, lo gettano a terra e lo calpestano con i tacchi a spillo.”
(Steve Martin, nel film)
Quella mia ex assomigliava ad una attrice. Fortuna eh? Assomigliava a Rachel Ward, quella di Uccelli di rovo. Ma se spesso la somiglianza era leggera, in un film in particolare era fortissima: Il mistero del cadavere scomparso.
“All’improvviso, giunsi ad un importantissima conclusione: vaffanculo!”
(Steve Martin, nel film)
Il film narra la vicenda grottesca e surreale del detective Rigby Reardon (Steve Martin), assunto dalla avvenente Julie Forrest (Rachel Ward) per indagare sulla scomparsa e forse morte del padre, uno scienziato molto importante nel campo della ricerca chimica. Il film, interamente in bianco e nero, si svolge negli anni ’40, tra fumi di sigaretta e dialoghi bizzarri. E qui nascono i colpi di genio del regista Reiner. Reardon si fa consigliare e aiutare da un amico e collega, niente meno che Philip Marlowe in persona, al quale chiede consigli quando la situazione si fa troppo intricata, grazie ad un elaborato sistema di montaggi di spezzoni d’archivio, discute con attori veri del noir americano degli anni ’40, troviamo Humphrey Bogart, che interpreta proprio Marlowe, Kirk Douglas, che fa il boss della mala.
È intrigante vedere Martin recitare con attori del calibro Ingrid Bergman, Bette Davis, Lana Turner, Joan Crawford, Vincent Price e tanti altri e interagire con loro grazie al trucco cinematografico. Ovviamente gli spezzoni di archivio sono funzionali alla la storia del film, ma è anche vero che la storia del film ha dovuto adattarsi agli spezzoni stessi, creando una sorta di puzzle che se è colpo di genio generale, è anche il limite stesso della pellicola. Qui la bravura del regista a non abusarne e utilizzare porzioni molto brevi.
Inutile raccontare gli sviluppi delle indagini, sempre al limite del ridicolo. A sorpresa invece il finale, che svela come il professore fosse stato rapito per studiare un’arma batteriologica potentissima, fatta con le muffe di alcuni formaggi e studiata per distruggere la popolazione di mezzo mondo. L’organizzazione formata da ex criminali nazisti, che intendevano promuovere, come sempre, una nuova razza partendo dall’America del sud (ricordiamoci Boys From Brazil), vengono sconfitti dalle molteplici capacità del detective che risolve il caso brillantemente.
Nonostante la scorza impenetrabile del nostro detective, la conclusione della storia ci presenta anche il suo innamoramento nei confronti della bella Rachel e il finale gratificante, molto americano, molto majors è in un abbraccio e un bacio.
Rachel Ward, caspita quanto era bella lì, fulminante, devastante. Eppure la posso solo ricordare, perché, per bello e divertente che sia, non potrei ma più guardare questo film.
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