Onde evitare incompresioni, mettiamo subito in chiaro che questo album di Madame Bruni è un puro divertissement, come anche i due precedenti. La vita di una modella millionaria deve essere davvero noiosa, se Carla si è dovuta reinventare cantautrice per colmare le sue vuote giornate. Lasciamo perdere anche la sua voce debole e roca. La potenza vocale non rientra fra i suoi assi nella manica, ma ha saputo comunque mischiarla all'allusività del francese con esiti più che buoni.
Terminate le premesse, analizziamo questo suo ultimo album. Finalmente Carla torna a maneggiare il francese, che padroneggia perfettamente, abbandonando l'esperimento anglofono del precedente album, buono ma minato da una pronuncia inglese non proprio eccelsa. Il titolo "Comme si de rien n'était" ci rivela che malgrado il fortunato matrimonio di Carla e la sua nuova dimensione di première dame de France, la sua vita è rimasta più o meno la stessa di sempre. E la sua vita è l'argomento principale di quest'album, molto autobiografico e fortunatamente sincero. Da una ricca ragazza della Torino bene, cresciuta in Francia e vezzeggiata dal lusso e dalle passerelle, ci si aspetterebbe una personalità scialba e artificiosa. Carla invece sa plasmare alla perfezione il suo vissuto e le sue emozioni, presentandoceli grazie a dei testi musicali, poetici e arguti. Si capisce che la ragazza è colta e ci sa fare con le parole. Un po' meno con la voce e con la perizia alla chitarra, ma questa è un'altra storia.
Ascoltando le canzoni, si nota che la vena vagamente blues del primo album si è un po' dissolta. Non per questo Carla approda ai lidi della melodia facile facile. Anzi, riesce a donare molta varietà a questo lavoro. "Ma jeunesse" ci mostra da subito questo cambiamento. Proseguendo, incontriamo "La possibilité d'une ile", il cui testo è stato redatto dallo scrittore Houellebecq. Si tratta di una canzone patinata e sentita, molto introspettiva. In seguito, ecco il singolo di lancio "L'amoureuse", una canzone, che come mole altre di Carla, presenta la struttura incalzante di una filastrocca. Ottimi i violini, la musicalità del testo e l'atmosfera rarefatta che si crea. Una dichiarazione d'amore semplice e sincera. "Tu es ma came" riprende le sfumature blues di un tempo, con un pizzico di trasgressione (ma giusto un pizzico) nei testi. Particolarmente delicata e sentita è "Salut Marin", dedicata al fratello morto qualche anno fa. La canzone riproduce alla perfezione un'ambientazione fresca e marittima, in linea con la passione del fratello, ovvero la vela. "Ta tienne" è invece accompagnata da percussioni e flauti dal vago sapore mediorientale. Anche qui ritorna la stessa euforia della precedente "L'amoureuse". Andando avanti incappiamo nella prima di due cover, "You belong to me" di Bob Dylan. Buona a dire la verità, fedele alla semplicità dell'originale, e con un'armonica per niente leziosa. Le seguenti canzoni ricordano da vicino la musica francese, anche quella di più vecchia data alla Brassens, con il loro incedere melodico e giocoso. Il gusto di Carla per il blues torna a fare l'occhiolino con "Notre grand amour est mort", una canzone disincantata e intrisa di leggerezza. L'album termina, infine, con la cover di "Il vecchio e il bambino" di Guccini. Buona la parte strumentale, asimettrica e disordinata. Un po' meno la parte cantata, sorretta da una voce forse (dipende dai gusti) troppo flebile. Carla riesce comunque a comunicare l'idea di desolazione che sottende la canzone.
Terminata quest'analisi, perché dare 4 a quest'album? Perché sostanzialmente Carla Bruni riesce a utilizzare benissimo i pochi strumenti a sua disposizione, soprattutto la voce, e a rivestirli di un'espressività davvero lodevole. La sua voce è debole ma comunque in grado di comunicare emozioni, molto di più di certe voci potenti, troppo potenti. Penso che la buona musica non dipenda necessariamente dalla difficoltà tecnica, ma anche dalla coerenza tra mezzi e contenuti. Da questo punto di vista, Carla Bruni è un'artista più che coerente.
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