"La mattina guardo il cielo e piango
Certe volte non c'è neanche il cielo"
Al primo hook di "Sabotaggi", una strana forma (per chi scrive) di drum'n'bass imbastardita con il rap-core più radicale, ci si aspetterebbe una dichiarazione d'intenti, qualcosa del tipo "adesso vengo lì e ti racconto tutti i modi nei quali ti prenderò a sberle".
Invece Carlame, al secolo Carlo Mischiatti, suona immediatamente la resa.
É nudo, forse impaurito, certamente disarmato.
Dopo i progetti Emalrac666, Bestiamadonna e La Forcah, l'anima dei Discomostro e già Skruigners raccoglie sé stesso e si reinventa solista per l'ennesima volta, trasponendo su di un sette tracce il suo universo artistico lacerato e decadente arricchito una volta di più di sfumature -ora aspre e taglienti, ora morbide e sontuose- certamente ereditate dal trascorrere del tempo e dell'età.
"Sabotaggi" é figlio della pandemia, delle restrizioni sugli spostamenti, dell'isolamento e della noia, ma le ombre che gli vorticano attorno si sovrappongono perfettamente alle miserie di oggi.
Sette episodi sull'alienazione della vita di provincia raccontati senza vergogna, attraverso un suono che ha molto a che vedere col punk-hardcore dal quale ha preso a prestito le chitarre.
E se l'ultima fatica discografica dei Discomostro lo aveva visto cimentarsi per la prima volta nell'esercizio di scrivere anche racconti al di fuori da sé ("Gelato", "Temporale", "Stuzzicadenti"), questo progetto parallelo segna la piena consapevolezza artistica del Carlame, raggiunta attraverso un apprezzabile equilibrio fra introspezione e spirito di osservazione della realtà.
"Zampe In Tasca" odora di The Prodigy a chilometri di distanza, prima che il lirismo di Carlo incomba e spazzi via ogni dubbio:
"Ho un buco del culo nel cuore
E l'ho sfondato di dischi e rumore
Di vino, di passi, di errori
E qualche volta di te"
Non é facile orientarsi fra le allegorie che caratterizzano la scrittura del Carlame, ma é altamente probabile che "Buongiorno" racconti la condizione della disforia di genere meglio di come farebbe un trattato specialistico.
C'è tanto spazio per le tastiere, i cui interventi smorzano la crudezza del contenuto lirico, prima di salire sugli scudi per la scarna ed allo stesso tempo imponente "Sotto La Pioggia", struggente versione di una mitragliata già ascoltata coi Discomostro.
I rimandi alla carriera recente di Carlo non potevano mancare, ci sono anche una cover di "Gennaio" e "La Giostra", una sorta di pagina di diario sul senso di alienazione della vita da tour:
"E sei stanco ma non dormi mai
E non puoi aggrapparti a niente
E nessuno ti ringrazia mai
E l'uragano durerà per sempre
E la giostra non si ferma mai"
"Capolinea" é un freestyle abrasivo ed alcoolico, scende in gola e finge di scaldarti, in realtà ti mangia da dentro.
"Ho fatto a botte con il destino
Coi pregiudizi, con la solitudine
E sono stato fin troppo onesto
Ma sul mio palco é sempre buio pesto"
"Sabotaggi" é il desiderio di un musicista di abbattere una volta per tutte le barriere di genere con una certa autoironia ed una lucidità a livello lirico che può essere facilmente confusa per autocommiserazione.
É un lavoro artigianale, poiché realizzato in casa con mezzi e strumenti di fortuna.
Ma é urgente, sanguigno, onesto.
Carico i commenti... con calma