Nella personale raccolta di vinili si possono trovare album significativi per i quali merita una segnalazione particolare. All'epoca della pubblicazione non avevano guadagnato, inspiegabilmente secondo nuovi parametri di giudizio, l'adeguata considerazione da parte del pubblico e della critica dell'epoca . Beh, un disco come "Love devotion surrender" appartiene a simile categoria ed ha una sua storia singolare.

Intanto, vedere allora due coautori come Carlos Santana e John Mclaughlin (soprannominato Mahavishnu a motivo della sua devozione per riti religiosi orientali) , non era usuale. Se il secondo era un virtuoso chitarrista di orientamento jazz, cresciuto alla corte di un genio come Miles Davis, il secondo era noto come il fondatore della band Santana e esponente di spicco di un sound di matrice latin rock. Che i due incrociassero le rispettive chitarre poteva sembrare allora un azzardo perché Mclaughlin poteva essere sospettato di cercare di rendersi più commerciale mentre Carlos Santana, dopo un album ricco di venature jazz come "Caravanserai", sembrava intraprendere vie musicali sempre più ostiche . Cosa ne sarebbe sortito in sala d'incisione ?

Ebbene, a supporto della buona riuscita dell'impresa, ecco la presenza di un guru spirituale come Sri Chinmoy. Per quanto io non abbia visto grandi risultati nell' lncrocio fra musicisti (perlopiù rock) e santoni indiani (vedi l' incredibile vicenda fra Maharishi Yogi ed i Beatles, nonché l'infatuazione da parte di Pete Townshend per l'insegnamento di Meher Baba), nel caso di Sri Chinmoy si riscontrano interessanti influssi sulla resa musicale della collaborazione fra Santana e Mclaughlin . Nello specifico il primo dei due ,dopo il grande successo riscosso al festival di Woodstock nel 1969, aveva avuto anche modo di accorgersi che, nell'entourage del rock stardom, c'era troppo spazio per l'effimero nelle sue varie forme, soprattutto circolavano troppe sostanze pesanti . E allora per ripulirsi cosa c'era di meglio se non cercare conforto nella sfera spirituale di certe filosofie orientali ? Sri Chinmoy , come qualsiasi altro guru indiano, poteva tornare utile. E infatti, come miglior viatico all'ascolto di "Love devotion surrender ", tanto vale leggere le considerazioni filosofiche del guru riportate all'interno della copertina del disco (è presente anche in alcune foto, con un'aria un po' scherzosa) . In particolare laddove auspica che il singolo ceda all'Infinito ("surrender" appunto) e si disperda in esso come la singola goccia nel vasto mare.

Questa fusione ci arricchisce e consente di apprezzare maggiormente la musica composta da Santana e Mclaughlin, che traggono certo ispirazione dai punti salienti del pensiero di Chinmoy, ma si indirizzano anche a certo misticismo a cui aveva attinto, a suo tempo, un gigante del jazz moderno come John Coltrane . Infatti i primi due brani ("A love supreme " e "Naima" ) sono a firma di quest'ultimo e ci introducono ad un'atmosfera di intesa spiritualità, di grande concentrazione meditativa (fa un gran bell'effetto ipnotico sentire riecheggiare la frase "A love supreme ", una sorta di mantra avvolgente). Anche la versione di un brano spiritual tradizionale come "Let us go into the house of the Lord" risulta inebriante, con il giusto risalto dato all'incrocio di due virtuosi chitarristi come Santana e Mclaughlin, che arpeggiano senza tregua . E a chiusura non mancano due composizioni di Mclaughlin, come "The life divine" e "Meditation", che ci riportano ad atmosfere concilianti lo stimolo alla meditazione di tutti noi. Alla buona resa qualitativa del long playing comunque, contribuiscono sia la sezione ritmica percussiva (di cui fa parte fra gli altri uno dei migliori batteristi jazz come Billy Cobham), sia l'apporto di un tastierista valente come Larry Young che crea un tessuto sonoro potente e magico in grado di facilitare l'amalgama fra gli arpeggi chitarristici inebrianti dei due protagonisti Santana e Mclaughlin .

Insomma, un disco di raffinata fusion fra jazz e rock, come se ne incidevano in quegli anni sulla falsariga del capostipite "Bitches brew" di Miles Davis (uscito nel 1969). A mio parere, "Love devotion surrender" poteva un po' spiazzare sia gli estimatori del'originario Latin rock espresso dalla band di Carlos Santana, sia certi puristi spocchiosi del jazz "comme il faut" per i quali rivisitare in chiave elettrica certe composizioni di Coltrane era un sacrilegio . Per questo che l'lp qui recensito non fu allora adeguatamente apprezzato . Fortuna vuole che il tempo sa essere anche galantuomo e, se si cerca un' interessante opera di fusion fra linguaggi musicali parenti come jazz e rock, qui occorre tornare a prestare orecchio e assaporare una vera delizia sonora.

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