M'è venuta un po' lunga ma mi necessitava approfondire un'opera che si potrebbe prendere come cartina tornasole per trattare "l'inganno cinematografico" riportandolo nell'eterna domanda di cosa è l'arte e dove dimora la sua oggettività. Superare il piacere del codificato non risultando all'anagrafe. Se avrete la bontà di resistere, siete tutti invitati a partecipare alla "querelle", cominciamo va'...
"Uno di voi mi tradirà... Io! Io! Io! Io! Io! Io! Iooo!!!" "Qualsiasi godimento che si emancipa dal valore di scambio assume tratti sovversivi". E scatena guerriglie nelle sale, come al tempo ci furono, a quelle poche proiezioni che in quel lontano 1972 la pellicola espletò prima di essere subitamente ritirata per poi, anni dopo, riesumata per il più mansueto circuito d'essai. Veri bollettini di guerra dai cinema: poltroncine divelte, tappezzerie sfregiate, schermi crivellati di uova marce. "Aridatece li sordi!" (sia quattrini che Albertone). Un corto circuito che vedeva sfogo nell' esternazione di primordiali istinti animali: tutti incazzati di brutto... Dissonanze da chi invita a scomparire e tana schiavitù a chi è lì per "ammazzare il tempo". "Il cinema è una mediazione all'incoscienza, non può accedere all'incomprensibile" (Carmelo Bene).
Bisognerebbe scrivere un cartello per questo film della serie: "Perchè venite al cinema? Puntiamo a cacciare tutte le illusioni in malo modo". Le reazioni saranno lo specchio dell'ignoranza dovuta alla lontananza, ma non c'è giustificazione. Non si cerchi di capire, non c'è niente da capire se si usa la ragione, non cerchiamo di ricordare, non cerchiamo di considerare, scordiamoci il conto in banca, proviamo a esaminare del perché non si riesce a fare dei collegamenti al di fuori della scarna trama che falsamente si crede di conoscere e delle immagini che si guarda passivi. Bandire cronologie, abbandonare logiche, cancellare i pensieri: l'entrata è permessa solo ai possessori di tessera "Anima Antica" nr.∞. Teatro di testo, cinema di immagini, vade retro. L'immagine è volgare... e sgradevole la parola tanto per parlare.
Ma basta una volta per tutte col raccontare storie, gli attori hanno i ruoli e non fanno gli attori. Impiegati del set che non si schiaffeggiano allo specchio per togliersi di torno. Vogliono presenziare, vogliono recitare, vogliono "esserci", vogliamo sentirli recitare. Pervertiti! Un' esigenza pantofolara accomuna: vogliamo "l'essere o non essere" pellicolare seduti in poltrona con popcorn e coca-cola. Disgraziati!. Chi non risica non rosica. E un grido da viziati si alza: "Vogliamo dimenticare e non perdersi!" Ma dimenticare che... Dov'è la frusta, dov'è?
Comodità ingannatrice, qui non si suggerisce niente, questo "film" esige distacco, sennò ci si fa male, non rincorriamo ancor di più il ridicolo, la miseria. La visione chiede di accettarla la propria miseria, la flagellazione è impietosa. No, no, non usiamo il solito trucco di dire che le cose che si discostano dal conforme che rassicura (che crediamo originalità) non significano niente, che non vogliono dire un cazzo quando invece non ci capiamo un cazzo, neanche si tenta minimamente di farsi travolgere standosene zitti. Truffa, trucco e falsità. Vergogna! Si gioca alla stravaganza tenendo ben strette illusioni che implementano ancora più la schiavitù.
Di solito non ci si accorge di un cazzo di niente di quello che ci circonda e si vuole fare mente locale con questo film? Qui non si gioca, si è in un ludo puro, e dalla parte del fruitore c'è un miserabile tentativo di nobilitarsi a comando, ma vorremmo tanto vedere quanto dura la tenuta estetica. Abbonàti! Non si ha un cazzo da fare all'infuori di essere inondati di merda esterna che ci fa parlare del nostro lavoro, dei nostri sentimenti, della nostra sofferenza perché gli altri non ci capiscono... "Com'era il film? Carino..." Ma buttiamoci dall'ultimo piano (ottavo minimo), accoltellandosi al cuore e sparandosi una palla in testa (scena di un film con Renato Pozzetto), così siamo sicuri che uno si toglie dai coglioni. Se dovessimo scegliere tra la pizza filmica e i caciottari che si è, si cadrà sul prodotto caseario tanto si è abituati a prenderlo alla pecorina.
Il cinema per la maggior parte delle persone è rilassamento, delle immagini belline, dei lampi di colore, una storia, il dialogo, i buoni lottano a cazzotti contro i cattivi per un desiderio omosessuale di contatto, sboccia l'amore per la poltroncina, luridi occhiolini, tante pippe... insomma la finzione (anche se secondo me se lo buttano al culo veramente) "ci" fa sentire vivi, e abbocchiamo sempre all' amo. Ma rimaniamoci affanculo tanto si è dentro il gioco della sonda rettale di "consumatori d'arte".
Non bisogna dire quando non si riesce a giocare che il gioco (quello reale) non va bene, che non è bello, che non ci piace: ricomincio dall'asilo, mi arrendo, non c'ho capito una minchia si deve confessare! In questa "Salomè" si gioca con la mazza ferrata della non rappresentazione, non col palloncino etilico della consolazione, mettiamocelo in testa, anche se, da ubriaconi del mediocre, si risponderà sempre al detto "in culo t'entra, in testa no..."
Il ludo è millenario, la velocità è invisibile, i lidi sono precipizi, l'acqua è sangue, il tangibile un pugno di mosche. La dismissione in oscenità di ogni forma di comunicazione deve essere la priorità impersonale.
Fare tana ai pensieri indotti, al falso io che vuole il piacere per altri, tagliare i viveri alle possessioni che ci accecano, per non fare la figura del pirla che si beve il cervello per una speranza incestuosa di scopare un'adolescente nascosta dietro trionfi regali sgonfi. Il triclinio è a doppia lama, tagli e sei tagliato, la distensione supina si trasforma in prona, sodomizzazione inclusa. Quel mentecatto del Re che con la sua forza del diritto di vita e di morte sui suoi sudditi deve assaggiare l'orrore del contrappasso: bramavi l'inchiappettamento di Salomè, ti aspetta l'inculata dell'effetto, la testa del Battista ti parlerà tutte le notti della paura e dell'angoscia, le tue.
Ma questa è la storia, ci interessa fino ad un certo punto. Quello che non ci si capacità è come C.B. abbia fatto a rappresentare l'invisibile con un mezzo limitato come il cinema. Ma diciamolo, il cinema finisce il giorno che è nato con il treno che ci inganna con la sua investizione e ci delude subito perché non ha perforato lo schermo, il trucco da baraccone finisce dopo pochi secondi, i fruitori alla prima rimangono colpiti, ma alla seconda locomotiva ti mandano a cacare. L'escamotage del movimento pietrifica le dinamiche, il muro della separazione rimane intatto.
Panem et cinemensin è intrattenimento, come intrattenimento è il teatro, con quegli "attori" che interpretano qualcun'altro e si affannano a correre, urlando, da una parte all'altra del palcoscenico, posseduti da una qualche forma di demenza. Declamano le loro farneticazioni imparate a memoria urlando anche quando il pathos del momento suggerisce il sussurro, perché sennò le ultime file non sentono: ecco il naufragio di una nave mai salpata. C' è pericolo che se applicassero la "macchina attoriale" i microfoni li userebbero come vibratori. Mi provocano epidermici sfoghi il loro testardo batter i piedi delirando: noi facciamo arte, facciamo l'ARTE! Benzina! Benzina! ... ridicoli e penosi neanche a far ridere i polli riescono.
Ritornando al film qui si è oltre, si usa un linguaggio omnisciente, si prevede tutto, anche l'inaspettato, fra colori, immagini, logos, riflessi, pensiero, ombre. In ogni singolo fotogramma è filmato il tutto, e per tutto si intende tutto quello che accade in contemporanea con le entità presenti, visibili e invisibili, rappresentando la realtà per quello che è, tutta insieme. L'allucinante fotografia di Mario Masini supera il limite della pellicola abbondantemente. La fisica quantistica sta gettando luce sull'invisibile reale che ci circonda, potevano risparmiarsi una trentina di anni di ricerche interpellando Carmelo Bene dove l'autore espone già qui (1972) solo l'invisibile Reale. Fantasmagorica è la "messa in scena" (bestemmia!) del totale: i corpi, i pensieri, le voci, presenze, sentimenti, la carnalità, gli oggetti e inoltre (e questa è catarsi bella e buona) si rivela il livello di coscienza di ogni singola particella presente, si filmano le sensazioni!
È uno scanner spietato che ci teletrasporta in una percezione trascendentale dove bisogna necessariamente avere una scorza millenaria come scudo assorbente. No, qui non c'è democrazia, non è per tutti, non si tratta di una questione elitaria, non è per tutti e basta! Non c'è niente da spiegare. Si continui a reclamare la "democrazia" vacanziera, illusi. È presente qui l'antico dell'antico e non si fanno sconti. Carmelo Bene, con un montaggio ergastolano, in compagnia di Mauro Contini, filma il momento dell'immobilità degli astri e noi ne facciamo parte.
Le pose sono abbandoni in pozzi senza fine dove rimbalza una risata dall'eterno. Una danza sacra che ribadisce l'infinito: "Non c'è altro amore che l'amore di Dio, non c'è altro amore che l'amore, non c'è altro amore, non c'è altro..." Persino l'unico "amore" possibile è paventato, sparito alla fine con la paura di noi stessi, con la scelta sbagliata del reuccio che decreta l'autocondanna nel limbo solitario dell'orrore della perdizione: eppoi perché?, per un bocchino, 'na toccatina... Saldi di anime.
Al massimo ci si addormenta sulla sedia quando non si è in sintonia con l'Unità, ed eccoli là, nelle braccia di Orfeo, i campioni di un dilettantismo estetico amatoriale: gli spettatori! Ma dai cazzo, impariamo qualcosa da queste vite, sacrifichiamo un po' delle nostre voglie se non vogliamo fare la fine del Tetrarca. La pazzia va cercata, non provocata, né evitata, il chaos va trasformato in delirio cosciente. Dai su, piccoli compiti giornalieri: cinque minuti, pensa ad una cosa, solo a quella, cinque minuti... Non ce la fai, vero? Dopo pochi secondi pensi ad altro, il tuo centramento sfarfalla ubriaco: "Io Sono!" Chi è? 'Sto cazzo!!! Coglione, ma se non riesci a fermare i pensieri per più di cinque secondi continua a vedere i castelli di carta hollywoodiani e non rompere i coglioni, non ci si può fidare di te, per il tuo Bene non sei invitato alla visione rivelatrice. E ti sei offeso... permalosetto mio ma non lo sapevi che questi sentimenti (che reputi il tempio dell' umano) sono capricci dell'involucro che occupiamo momentaneamente? Un pezzetto d'anima che esce fuori proprio no, eh?
È vero che ci servirebbe un atto per manifestare leggenda ma qui si ronfa alla grande: morti di sonno, è la droga che costruiamo che pensa al posto nostro! Possiamo solo sperare in una randellata di perdono perché non si sà quello che si fa'! Lo sguardo compassionevole è una conquista, tu comunque va' a mori' ammazzato. Ti faccio pagare il biglietto dieci volte tanto, encefalitico intellettuale, conformista ti smonto!
L'ammiccamento tentatore, la strizzata d'occhio federalizzante è assente nel film: una vera religione finalmente, senza guru né discepoli né dogmi. La "religione" di Carmelo, dove si ha la certezza della mancanza di proselitismo devoto, gozzoviglia nella solitudine. Qui il Bene sa bene che il complimento, l'onorificenza, è un insulto e attua tutte le mosse per toglierlo fuori dalle palle asfaltando, col riflesso di quello specchietto che usa per mangiare l'uva, le vanità: "Mi deve anche dei soldi..." Zitti e mosca e iniziate a cacciare gli sghei, morti di fame che non siete altro. Si può usufruire consciamente degli "Effetti speciali ottenuti con materiali rifrangenti 3M", o pagare. E la musica, la musica, che musica...
Deo Gratias poi che il feuilleton, il romanzo, il racconto, la cronologia, la consequenzialità e tutte le chiacchiere illusorie intorno a queste cose sono decapitate, finalmente! Crune di aghi, cammelli, sganassoni, autocrocifissioni mancate, orgie luculliane, marchingegni sculacciatori, teste rasate e decapitate, bacili d' argento, cacofonia sacra. La bellezza extraterrestre di Veruschka insieme a quella terrestre di Lydia Mancinelli cercano di esplicare la bellezza "impossibile" di Donyale Luna che si propone per il ruolo sentenziando "io sono Salomè": "Salomè, danza per me. Chiedimi qualsiasi cosa, foss'anche la metà del mio regno." Con quella voce, quel suono, quel delirio: "Gli proibisco di resuscitare i morti!"
Attraverso lo stravolgimento dei "sapori" perdiamo l'inganno dell'identificazione mettendo le basi per un trionfo dell'insondabile. Tutti noi siamo "spellati" da Salomè e ce lo sentiamo addosso, eccome: "Salomè, restiamo amici..." L'ingarellamento col nulla porta alla disintegrazione di uno Status Quo del miraggio, una breccia nel muro dell'inconsapevolezza reimposta la percezione della perfezione. Questo si che è un regalo, Cristo! Aspetta Natale tu, aspetta. Sta a noi trasformare il girotondo da "casca il mondo" a "cavallo imperatondo". Ora tocca solo a noi se "essere capolavori".
Come la nostra anima è eterna il film risulta interminabile, si sedimenta per sempre in noi. Vorremmo tutti mangiare quella neve e "le macchie di sangue sono belle come petali di rose, è più bello così..." Carmelo Bene rispetta il Divino che è in lui rispecchiando per noi l'unicità in funzione dell'Unità. Faraoni si nasce. L'Epifania qui c'è sempre. A noi piace questo Presepe...
"Manasse! AAAAAAAAAA! Issachar! Oziaaaas! Spegnete le torce! Non voglio vedere più nulla. Non voglio che niente mi guardi. Spegnete le torce! Cancellate il sole, nascondete la luna! Nascondete le stelle! Comincio ad avere... paura."
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