È uscito il nuovo album di Carmen Consoli!

Una voce mi scuote da lontano, manco quella di un garzone, di un venditore di quotidiani che canta a squarciagola le ultime hot news. E questa voce mi alletta, mi sorprende, mi affascina, questo sì; è stata la beata conclusione di una desolante attesa di anni trascorsi nella frenetica ricerca fra le news del sito ufficiale, un'utopica e ingenua speranza di verità fra le voci e i sussurri e le indiscrezioni.

Mi rallegrai quando, due mesi fa circa, una scritta copriva a grossi caratteri l'home page: la Cantantessa, come sono solito chiamarla quasi ad una cara amica, avrebbe fatto presto un tour, per promuovere la sua ultima opera, evviva!
Fan della Carmen, gioite! Fui così pervaso da una grande eccitazione che mi condusse, nel giro di una settimana e forse meno a riascoltare per due volte i suoi vecchi albums - tutti - e stare all'erta ancor più di prima. Così belli, così innocenti! Così dolci, così squisitamente cantautorali e sovente perversi!

Arrivò dunque il gran giorno. Giunsi "da Ricordi" e lo domandai, quell'album con un nome intelligentissimo e superbamente-di-stile-retrò, "Eva Contro Eva"! Subito mi precipitai sulla copertina. Era lei, il suo corpo. Rivestito amorevolmente di un vestitino rosa-rosa e la mano destra sollevata e contratta - il pugno stretto, le unghie sulla carne. E i capelli, i mori capelli le scivolano giù dolcemente. Che taglio, che inquadratura, che genio!
Sono sicuro che è stato tutta una sua idea per simulare una sagace-posa-di-preda-pronta-all'attacco-contro-il-suo-predatore; innocenza sporca, lordata dagli orrori del mondo, turpi e inesorabili.

Che soave astuzia, che profondità di concetti e linguaggio!

Adrenalina fu, credo, quella che mi sopraggiunse quando infilai in malo modo il disco nel lettore; ma quello che sentii non corrisponde ad una minima parte di ciò che avrei voluto udire. Di queste flebili, insipide dieci canzoni d'un opera che è da dimenticare tout-court, poco è il salvabile, perchè poco è buono, naturale, spontaneo e fresco come furono i lavori trascorsi del genio Cantantessa, del mito Cantantessa, del fenomeno Cantantessa. Una pallida ed emaciata imitazione pseudo-sagacemente-spocchiosa ad un De André lontano anni luce al quale non è possibile paragonarsi masticando gli stessi temi ricorrenti (vedi la vergognosa "Maria Catena" basata interamente sulla maldicenza, sulla crudele astuzia - e sull'ignoranza - delle vecchie comari come fastidiosi insetti che gravitano attorno alla super-ipocrita ed acidissima comunità parrocchiale e tormentano una dolce "immorale" fanciulla... STOP!, già visto, già sentito!).

Neppure il lirismo forte di un vocabolario colto e sopraffino e di periodi al limite dell'intricatezza regge (Il sorriso di Atlantide), né quell'amara e cinica visione della vita e delle sue patetiche e pessimiste sfumature - che all'inizio fu proprio l'elemento chiave del successo e della consacrazione di Carmen (Piccolo Cesare, Signor Tentenna), e neppure i nuovi esperimenti talvolta pure interessanti ma non eccezionali (Il pendio dell'abbandono).

E allora, cosa c'è da salvare? Tutto e Niente. Tutto, perchè le canzoni non sono, in fondo, male; la sua naturale abilità di scrittrice non può svanire dall'oggi al domani, e mai svanirà; anzi sono migliori, per certi punti, oserei dire. Niente, perchè, aihmé, prima o poi doveva succedere: Carmen Consoli è vecchia. Non mi intendete male, trentatré anni non sono certo molti, per carità (hai sentito, The Punisher, fatti coraggio! ;D). Il fatto, però, è che la sua verginità e il suo stupore di "fanciullina" (così sintetizzava l'infanzia il Pascoli) sono morti con l'età, com'è naturale che sia. E, a pensarci bene, qui in fondo si basava tutto il suo innato charme: non certo nella sua voce - un paradosso, divenuta, di conseguenza, celeberrima e amata nella sua propria sgradevolezza - ma nel suo aspetto apparentemente così poco intelligente, da bimba eroticamente dispettosa, stupefatta, triste, gioiosa, meditabonda. E questo aspetto contrastava irresistibilmente con i testi ostici ed esageratamente dotti, sproloqui e discorsoni da professori resì talmente strambi se recitati da una come lei...

Ma ora, con l'esperienza che si porta tutti in groppa e sulla pelle, il giochetto di prestigio non funziona più. E, certo, "Eva Contro Eva" sarebbe senz'altro un'opera d'Arte se fosse stato di qualsiasi altro cantante, quante lodi!, quanti complimenti!... ma non vale ciò per la Carmen, la magica Carmen, che in passato riusciva a segare in due una valletta senza farle male, a tirare fuori da un cilindro un buffo coniglio, a tagliare una cravatta per poi ripescarla tutta intera...
Ma lo show è finito. La Cantessa artisticamente è morta, viva la Cantantessa. Ricordatevi di lasciarle una fresca rosa, ad immagine del suo spirito, quando passate; e ricordate di baciarla, di carezzarla. Di confortarla. Perchè lei vede tutto. E, vi assicuro, mentirete a fin di bene quando la distoglierete dai suoi sospetti, dai suoi timori; gli parlerete piano, a voce bassa, vicino all'orecchio, per non turbarla:

"No, Carmen, non sei tu quella brutta donna che canta al Festivalbar, e sorride, e si scatena, e confeziona hit cervellotici per la gioia degli Itagliani (avete letto bene, 'Itagliani'). E non sei tu quella che abbraccia Mario Luzzato Fegiz per il suo nuovo duetto con Nek. E, andiamo, non potresti essere certo tu quella che confeziona dischi impacchettati ogni anno pronti per l'uso, così banali, così poveri..."

Forse ti crederà. Speriamo tutti. Ricordatevi anche di dirgli una parola dolce da parte mia.
Carmen, riposa in pace.

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