Con Stato di necessità Carmen Consoli viene conosciuta dal “grande pubblico”, grazie anche al successo ottenuto da L’ultimo bacio, colonna sonora dell’omonimo e fortunatissimo film di Gabriele Muccino. Nel 2000 infatti il brano schizza ai primi posti delle classifiche tricolori e provvede a stampare il nome della “cantantessa” anche sulle menti dei più scettici. Si potrebbe erroneamente pensare che sia stato "L’ultimo bacio" a trainare faticosamente un album del quale fosse stato l’unico pezzo decente. Non è così.

Il disco è forse il lavoro più bello della cantautrice, testimonia la “maturazione” avvenuta rispetto a "Mediamente isterica" di due anni prima: Carmen si allontana un po’ da quello stile aggressivo ed arriva ad un atteggiamento riflessivo e più calmo, anche se ugualmente provocatorio (Bambina impertinente, Stato di necessità, Il sultano), esprimendo sempre le proprie idee in modo raffinato e elegante, frutto di un labor limae che non si vedeva da tempo.

Il completo abbandonarsi ad un’ altra persona in "Parole di burro" si schianta contro il risentimento e l’odio di "Amado señor"; "In bianco e nero" forma una parte a sé e descrive il rapporto con la madre in una melodia che difficilmente potrebbe non essere apprezzata; le crisi negli interessi affettivi sono evidenti nella bellissima "L’epilogo" e nel brano di chiusura "Non volermi male", forte di un intro al pianoforte che mozza il fiato. Alle lacrime si arriva con "Orfeo", dove la povera Euridice invoca il suo amante affinché la aiuti, ma è ignara del fatto che non ce la farà (e questo è ciò che più strugge).

Il risultato è un mélange di emozioni che coinvolgono e trasportano chi ascolta in un mondo fatto di sentimenti puri, che penetrano nel cervello finché si giunge alla pur bella rough version di "Orfeo", che chiude finalmente il disco. Esso è probabilmente una delle poche consolazioni della musica italiana.

Carico i commenti...  con calma